domenica 4 dicembre 2011

Comprensione dell'immagine e della parola.

L'immagine si comprende? Quanto deve essere perfetta, chiara, per giungere alla sua simmetria, alla sua perfezione nel monitor obitorio? Sento e avverto, nell'aria, desiderio di comprensione e di controllo dell'appreso. Contro la grande libertà del rapprendersi con l'unto di un codice nuovo.
Nemmeno più chiarezza. Le maestrine cicale scrivono e cercano nettezza, limpidezza, massima coerenza. Una scrittura dimagrante, con le mutandine pulite, che arrivi giusto nel segno torvo del disegno, sotto il frontino che sorregge i capelli: ma che ingegno! 
Un sapere che non si sente e che si possiede, sarà una forma di vuoto, una mutilazione.
Esiste una sensitività nel segno contro questi deserti dessert. E così si cataloga il facile dal difficile; il giusto dallo sbagliato; l'onesto dal disonesto; l'azzurro dal turchese e dal turchino e dal celeste. Quanto conta questo luna park di autopsie se non ti portano a una maturazione di sensibilità alla parola, ma soltanto a uno sviluppo dei femorali nell'estro ginnico? Per certe voci così compostucce e raffinate, Sanguineti è incomprensibile, così Gadda, e Miller è  invece turpe, con i suoi turpi Tropici.  E la ginnastica  non risuona nella sbarra del linguaggio. Un linguaggio, credo, ha fame di risonanze e di lunghi echi. Ecco perché partivo dall'immagine. La parola che scende nella mia gola, che appanna i miei occhi e che raggela e disgela le mie caviglie, al mattino, prima di  nascere o di morire contro il polso, ha un'affinità tremenda con quello che vedo o che sogno di vedere, contro l'artefatto del saputo e del pensato e dell'imparato a memoria. Ma ancora una volta si cerca sempre la punta del chiodo e la sua ruggine, l'errore e verifica anche nell'immagine, le trame dei colori e la loro intonazione all'abito esatto del pomeriggio.
Adesso qualche verso di alba, da Alfonso Gatto dal cuore marittimo e gigantesco. Una forma dolce di esorcismo,  in una Domenica sera di poca pioggia:

Sorgeva l'alba, le finestre chiare
sulla neve notturna, e già la rosa
del vento nella luce apriva il mare
al tratteggio dei gessi, alla mimosa

del sole giallo come fune; [...]

da L'Alba di Alfonso Gatto

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