mercoledì 20 settembre 2017

Creatività e spazio


Penso che ogni getto creativo richieda sempre uno spazio adeguato, che lo contenga e che lo slanci. Uno spazio che andrebbe meritato e che si raccordi quanto più possibile alle caratteristiche di quel certo linguaggio, di quella forma attraverso la quale uno scrittore o un qualsiasi altro artista si esprime, o quanto meno cerca di farlo in una sua possibile unicità.
Un'espressione richiede sempre un suo spazio, ma nello stesso tempo ne preserva già al suo interno le caratteristiche climatiche, il tipo di aria, di luce e di latitudine.  In diversi casi l'essenza più pura di un processo creativo sarà nutrita dalla conoscenza scrupolosa del proprio spazio,  altrimenti non avrebbe modo di esprimersi e di compiersi. Scrivere o in ogni caso creare qualcosa senza uno spazio adeguato a quelle frequenze, potrebbe essere un'esperienza molto poetica e suggestiva d'immaginazione; in diversi casi un'impresa onirico- eroica, se non di puro onanismo, per i più tormentati, semmai, ma anche un viatico per la disperazione o l'invasamento.
Dovendo ripercorrere un certo bilancio, legato alle mie personali aspettative riservate alle mie esperienze creative, proprio l'altra mattina, mentre guidavo per fare ritorno in città, mi accorgevo, riflettendo, che quasi tutte le speranze riposte, quelle che mi hanno tenuto vivo e ispirato, che mi hanno consentito quel giusto ardore e quindi il fantasma di quello spazio necessario, non si sono mai avverate, a dispetto di quando prevalessero all'interno delle mie emozioni e dei miei sentimenti, nel periodo della loro espansione. Mentre, all'opposto, tutto quello che posso dire di aver raggiunto e realizzato, quasi mai è stato sperato, forse disperato, ma comunque non ha mai vissuto quella particolare incubazione che ne preservasse quello spazio fantasmico di sopravvivenza.
Ma d'altro canto anche il solo sperare cose e situazioni che non si sono mai avverate, ha rappresentato un momento interessante di crescita per la mia vita. Uno spazio diverso, più intimo, anche se non concreto e tangibile all'interno di un quadro più ampio, maturando la consapevolezza di quanto conti la stagionatura di un'idea, al di là dell'immediatezza disperata di condividerla sempre e a tutti i costi.






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