venerdì 9 aprile 2010

Anatomia di un "inedito"(e non solo) della scrittrice Stefania D'Echabur


Ho un rapporto di grandissima curiosità e di rispetto per i lavori inediti che ho la fortuna di poter leggere dagli amici scrittori. Questo di Stefania D'Echabur non è però un inedito, è limitativo parlare di questo racconto ridimensionandolo in qualcosa che ancora non è. Tra l'altro non ne ha bisogno. "Le azzurre lacrime" va definito in senso affermativo, anche se non è edito è il profilo ispirato e disegnato di una prova assolutamente riuscita. Segue un mio recente commento più articolato al suo racconto, che la scrittrice mi ha permesso di pubblicare in questo mio spazio:
"Stefania, hai scritto di un mondo molto particolare ammantato da grande delicatezza e fiotti di dolore, ma azzurri, tutti come il titolo, così liquido e fluente, nonostante la complessità delle atmosfere e delle dimensioni psicologiche che hai affrontato con una mano sicura anche se molto coinvolta, in senso lato (così mi è sembrato di cogliere). Adesso vado a ruota libera, ti dico tutto quello che ho sentito, senza troppa logica. Sono convinto che chi scrive abbia bisogno di rodare nell'altro la sollecitazione emotiva, soprattutto, e io cercherò di lavorare intorno a quel circuito lì, in questo mio piccolo ma sentito commento al tuo racconto.
Non ho trovato niente di forzato, di troppo eccessivo, anche se c'erano tutti i fattori di rischio per scivolare in una semplice pagina di diario strappata, di una qualsiasi famiglia italiana, di una certa borghesia, con i suoi vezzi, i suoi vizi, i suoi sogni, i suoi dolori.
Ma invece questo racconto ha cominciato a volare alto sin dal primo paragrafo, estendendo i disagi e gli elementi di una vita vissuta, in qualcosa di squisitamente letterario e molto ben dosato nei tempi e nel peso delle tue analisi introspettive e profonde di Giulia (bellissima, Giulia: mi sembra quasi di sentirmela per casa, che apparecchia la tavola e fa scivolare una posata e mi fa saltare). Personaggio molto delicato, che riesci a ritrarre senza l'impaccio urticante e vivo dell'inevitabile immedesimarsi di chi compie il sacrificio doloroso della narrazione, e che fai muovere come un lago montano, che lascia affiorare appena i suoi fondali e la traccia specchiata di un uccello scuro che solca il cielo di fronte, per poi velarli per tempo e lasciare la magia del mistero e forse qualche scorsoio della tua vita, del rapporto con tua figlia, con la tua maternità e con i tuoi riferimenti di origine, che forse ti bruciano, ma tutto questo è racchiuso nell'azzurro di questo lago umano e incantato che è Giulia e che nella storia pare essere cantata e non raccontata. Altro aspetto interessante è l'uso del pdv, che parte dall'alto ma in fondo è lo stesso di Giulia. Io vedo Giulia che si racconta e si dimentica di raccontarsi, e vedo tanto altro, Stefania, perché hai saputo descrivere tutto con grande abilità e senza sfoggiare mai la descrizione come un artificio tecnico o un abito da gala con cui rivestire la tua storia. La descrizione era leggera e inanimata ma perfetta. Sia dei luoghi, che degli eventi, delle persone: (occhi arabeggianti, Sara sembrava una piccola indiana: dove vien voglia di entrare nella storia e portarsi i personaggi femminili a pranzo fuori, a mangiare fuori a Napoli, nel centro storico più violento e più antico e perdermi per sempre con loro). E non scherzo, è proprio così. E ancora anche l'abbigliamento, che dice molto di più di un clima sociale, di intimità e di fisicità dei tuoi personaggi - è angoscioso e affascinante l'arrivo delle donna ancora anonima per qualche attimo con il volto semicoperto dal cappello, molto cinematografico come impatto. E poi la tensione della storia non ha mai fretta di arrivare e di sorprendere, e proprio per questo arriva e sorprende, con sequenze sospese di grandi malinconie -la figura dell'uomo che taglia il prosciutto con le mani, forse un perturbante freudiano, ancora una tua ricerca sensibile, la stessa che ti porta a correre con tua figlia sulle scale di un hotel? -e questa coincidenza che chiude e riapre all'infinito questo cerchio magico di fantasmi e di piccole fate d' oriente, che potrebbe raccontarsi ancora, a chiunque abbia vissuto una qualsiasi mutilazione negli affetti ma lasci una finestra socchiusa all'azzurro del mare e delle lacrime...
Nel disordine di questa mia giornata, è tutto quello che adesso mi è venuto fuori di più sincero, sperando che anche tu lo avverta così.
Tra l'altro hai un cognome bellissimo, da romanzo. Lo immagino di una scrittrice di fantasmi, che scrive all'aperto di sera, e deve fermare con una mano le pagine mosse dal vento. Anche questo racconto sembra scritto in un luogo del genere, e anche se nasconde molto dolore, non se ne compiace, ma lo distilla. Hai uno stile che si distende nel vino, speziato, robusto, dalle tinte forti e dal finale asciutto, mai scontato.
Dovresti cimentarti anche con lavori più lunghi. Riesci molto bene a mantenere le tensioni dell'impianto narrativo e a sorprendere. Come è successo a me.
Ancora un saluto affettuoso per la tua vita di scrittura e per i tuoi ricordi".
l.s.
p.s.
Questo racconto per me ha già vinto.

2 commenti:

sandra ha detto...

Stefania è la Descia, per me. Ed è la mia grande amica scrittrice. E se ha vinto lei, vuol dire che non ho vinto io... perché il concorso è lo stesso...
E ci sarà una lotta all'ultimo sangue, ci strapperemo i capelli. E rideremo tanto, sia che vinca lei, sia che vinca io.
Sia che non vinca nessuna delle due...
Un abbraccio. Sandra

Anonimo ha detto...

Perché tutto questo?
Non so se merito tanto... ma so che mi ha fatto un gran bene!
Com'è bello ricevere!
é arrivato in un momento della mia vita dove mi pongo "grandi" perché.
Perché dobbiamo lasciare tanti amici per strada? Perché sento un altro pezzetto di me che muore insieme a loro? Forse io ho un modo sbagliato d'amare? Ho vissuto in questo periodo con grandi dubbi sul mio sentire.
Un altro amico sta morendo e io sono in apnea, so che mi aspetterà una piccola morte emotiva.
Questo post, caro Luigi, mi ha regalato tanta gioia pura! Mi ha regalato un'identità di scrittrice! Mi ha dato una risposta ai miei perché.
Il mio modo d'amare è giusto. Esiste nell'aria che respiriamo anche sana filantropia, tu ne sei l'esempio concreto!
Grazie! Grazie di cuore!
p.s. per gli amici intimi... sono grande e guardo in avanti.
Stefania D'Echabur