mercoledì 19 ottobre 2016

Il valore e l'affetto


Ci si accorge di solito del proprio valore artistico per circostanze. Per un caso. Di solito sempre all'interno di cerchie ristrette, dove si è valutati non per le proprie capacità, ma per tanto altro. Quelle cerchie dove i rapporti si reggono su dinamiche affettive e dove il sentirsi eletti o amati in questa elezione è una condizione a prescindere dal resto, da quello che mi riesce, di cui sono capace.  Da quel resto che riguarda il proprio valore altro, quello che in alcuni casi vorremmo che ci rappresentasse anche quando non cambierà nulla dell'affetto che abbiamo e che spesso mettiamo in gioco come merce di scambio quando ci si esprime. Intanto sono proprio gli ambienti degli amici, dei familiari, dove si giocano i primi riflessi del valore più o meno artistico e dove si ottengono le prime conferme, i primi sintomi di un certo talento o di quello che sia. Quel riconoscimento di essere capaci, che in diversi casi o viene esaltato o, al contrario, del tutto ignorato se non ostacolato. In genere il valore artistico di un individuo non potrà non tener conto di questo passaggio obbligato: il riconoscimento, nel magma degli affetti profondi, con tutte le possibili varianti e contrasti del caso.  
Saranno davvero attendibili questi riscontri? O forse l'affetto potrebbe alterare una capacità o un valore che riscontrato in un personaggio estraneo a noi potrebbe non dire nulla? Quanto è difficile essere centrati in una dimensione stabile, dove il proprio gesto creativo non sia una rivalsa e nemmeno una carezza? Un colpo contro qualcuno che ti ha ignorato o un abbraccio verso qualcun altro che ti ha esaltato, ma una semplice espansione di una parte profonda che vuole semplicemente affiorare? O anche di una parte superficiale che vuole sprofondare in un suo abisso?
Eppure la condivisione di un proprio lavoro, al di fuori della cerchia degli affetti, incontrerà quasi sempre le luci incerte di un bosco. In diversi casi le tenebre, l'impermanenza, la distrazione, l'arroganza, l'incompetenza o al contrario la troppa conoscenza e supponenza che di solito condanna chi conosce troppo, oltre il dovuto e in diversi casi rimane ugualmente inattendibile quanto il giudizio di parte di un genitore o di un amico importante. E questi numeri collezionati dagli estranei, quelli che non sono nella cerchia affettiva, con questi comportamenti schiacciano e provocano nostalgie. Nostalgie delle cerchie ristrette dove il proprio valore era dato per scontato, per quegli elementi di accoglienza incondizionata che non lo riguardavano. 
Oltrepassare questo confine e riuscire a raggiungere un perfetto estraneo con la stessa intensità di un familiare o di un amico, è una conferma che qualcosa davvero funzioni. Quando si avverte l'affetto, come riscontro di un gesto artistico, anche in coloro che non ti sono legati da dinamiche prettamente affettive, e dove il sentirsi eletti non è per niente una condizione che prescinde dal resto, è un segnale importante quanto raro. In questo segnale vi è un approccio puro, senza interferenze di sorta.
Quando accade qualcosa del genere, allora forse qualcosa resiste all'incombenza di quel gelo nemico.  E vale la pena di incoraggiarlo.


















2 commenti:

Marco Freccero ha detto...

Si inizia sempre con le persone che si conosce, di solito. Ma riuscire poi a conquistare l'interesse di sconosciuti, ma che a quel punto non sono più tali, non ha prezzo. Sembra in effetti di stare in una dimensione magica. Nel senso che sino a poco prima si era spettatori di quello che accadeva su pagine altrui e d'un tratto si diventa registi di quella magia. E si fa fatica a crederci. Hai ragione: c'è forse una sorta di disorientamento, perché all'improvviso si è davvero "fuori", ci si è scoperti, si è visibili e si sa che non si è più protetti dal giudizio degli amici che forse era anche poco obiettivo, ma rassicurante. E una volta fuori, si deve solo andare avanti...

luigi ha detto...

Sì, Marco. Hai centrato il punto. Credo che esista una sorta di confine verso un campo aperto, dove non si è perdonati se si sbaglia, – a volte non si è riconosciuti anche se si fa molto bene – ma che è anche luogo di confronti e di grandi scoperte. Il fuori sarà molto utile per affinare il nostro dentro.
Un saluto