mercoledì 12 ottobre 2016

Appetibilità e nutrimento



Appetibilità e nutrimento. Potrebbero coesistere in un'opera letteraria, ma anche essere distanti.
Certo, almeno in questi ultimi tempi, avverto una predisposizione marcata all'appetibilità. Il fattore cruciale, che a volte è considerato più importante ancora del nutrimento anche perché ci si nutre di cose o di opere appetibili. Senza l'appetibilità non vi sarebbe contatto e quindi non avverrebbe mai il processo vitale successivo all'annusamento, all'assaggio, che porterebbe poi alla suzione. L'appetibilità per molti è il nucleo per resistere ed esistere, come fibra linguistica. Essere appetibili non solo come linguaggio, ma anche come sistema e contesto all'interno del quale il linguaggio dovrebbe muoversi. Le sue coordinate dovrebbero rispettare alcuni codici precisi. Il palato non dovrà mai incontrare ostacoli. Il profumo del linguaggio dovrà anticipare ma anche favorire il contatto e quindi l'espansione successiva alla degustazione e relativa suzione incondizionata. Anche quella è una crescita e un nutrimento. Ciò che piace e che consola sarà di per sé un fattore di sviluppo, di appagamento. E l'appagamento in qualche modo soddisfa e intrattiene e quindi nutre. Perché l'appagamento di una certa appetibilità non dovrebbe nutrire e non essere considerato quindi un valore intrinseco? 
Ma se tutto questo ci predisponesse invece a un linguaggio sterile, appettibile ma vuoto, per niente nutriente? In quel caso il problema non sussisterebbe, dal momento che il gusto e le sensazioni prime di contatto, sopperirebbero ugualmente al nutrimento di un'opera. Potrebbe non essere dimostrabile il fattore nutrimento, non quanto è dimostrabile il contatto, la sintonia con la fragranza, con la fascia superficiale  più seduttiva – o glassa di contorno. La fragranza e quindi il buon esito di questo contatto, contro l'immediata repulsione dello stesso, possono essere dei fattori tangibili, quindi evidenti e quindi attributi indiscussi di un certo valore interno. Un'opera che di primo acchito attrae ed è appetibile, ha già di per sé una qualità di fondo, una sua predisposizione a comunicare, ad attrarre e a convincere. Senza questo primo fattore seduttivo la porta rimane chiusa e l'eventuale valore non sarà dimostrabile. Ma se poi avvenga o meno un processo di trasformazione e di crescita attraverso questo linguaggio che definiamo appetibile, questo pare non interessare a molti e tra l'altro non essere così dimostrabile. Tra l'altro un linguaggio nutriente, come una medicina amara dal sapore insopportabile, non resisterà a lungo, se non come risonanza sinistra, che avrà molto più potere in negativo rispetto al suo possibile effetto balsamico. Nel caso di un linguaggio dal sapore amaro ma assolutamente necessario per via delle sue sostanze, come una medicina, in quel caso lo si frequenterà solo in casi estremi, preferendovi sempre e comunque qualcosa di più immediato e gustoso, che soddisfi e che semmai guarisca attraverso questa soddisfazione o seduzione istantanea, che faccia dimenticare il resto e il futuro, ma incameri alla sensazione e all'appetibilità del presente l'unico riscontro di verità, che vede il più delle volte in perfetto stato di salute i presunti convalescenti presenti, con appena un rigo di febbricola, al panorama dell'arte e della cultura.

















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