martedì 9 ottobre 2012

Le due inglesi

Esistono momenti di questo film che vorrei trattenere dentro, con la loro intuizione stregante, la sospensione, l'ariosità delle immagini, ma anche con la loro cupezza mortuaria, la densità poetica, il mistero. Truffaut ha lavorato sul romanzo di Henry-Pierre Roché Le due inglesi e il continente, con la delicatezza di chi maneggia la neve, - questa è un'espressione simile a una parte precisa della sceneggiatura, quando il protagonista Claude, nel ricordare il primo abbraccio più intimo con una delle due sorelle, credo si trattasse di Muriel, si dice: era come tenere della neve tra le mani.


Al momento mi godo una scorsa al rapimento ancora in atto, che mi porta a scriverne e a ricordare la varietà degli effetti, le sfumature, attraverso le parole delle immagini non ancora andate e ancora così ben scandite. Quanta personalità di luce, quanto dolore da questa luce, che scorre come un fiume, in luoghi di giorno che pare non conoscano sere e di sere che pare non conoscano giorni.
Così le penombre dei personaggi femminili, le loro complessità, l'eleganza dei loro movimenti tragici, impercettibili, sulle biciclette o lungo la rampa di scale della casa. Nella prima parte il contrasto sottile tra gli interni e gli esterni, la stanza di Claude, il lume azzurrino da tavolo dove prende vita, di notte, la sua piccola cronaca (anche se il punto di vista narrante del romanzo, sarà trasferito da Truffaut tutto in terza persona); e poi fuori, la casa di pietra, il dipinto morbido dei paesaggi, la nuca di Muriel, il dolore agli occhi, il suo posto vuoto a tavola e la prima apparizione da bendata, poi con gli occhiali scuri; così gli abiti bianchi che chiudono il collo, le ombre rosate del fuoco e il fresco dei mattini passati in tre, con tutti i continui rituali della storia, che ne diventano elemento costante, cantus firmus. Molto riuscita tutta la dimensione fotografica del lavoro, con il rosso intenso dei parati, le grandi spianate luminose degli esterni, e quella bellissima scena del "bacio della suora", dove Claude e Anne dovranno baciarsi per una penitenza, attraverso lo spazio costretto di due sedie vicine.
Il cinema romanza e si fa così tratta epistolare e fluente, dalle pagine silenziose di più diari intimi aperti, che attraversano gli intrecci in questa dolorosa piena di sentimenti appena novecentesca, che stringe e costringe a pensarci e a ritornarci su. È anche per questi motivi che lo credo uno dei film più belli e più intensi di Truffaut.

2 commenti:

rosaturca ha detto...

Finalmente ho avuto il coraggio di vedere il film. Di giorno, con la luce di fuori che trascorre debole e chiara. Ho visto il film dimenticandomi di vivere. Poi, ogni fruscio è diventato una voce nella stanza, un significato e un'attesa che premono dentro di me, a me stessa occultati. Rivedo subito i miei scritti notturni.
Sulla storia, la sua verità e la sua finzione, la sua esemplarità non posso dire niente, così al colmo della commozione. Lo stile è superbo. Il tuo modo di scriverne così accurato e costante è veramente prezioso.
Grazie.

rosaturca

luigi ha detto...

"Ho visto il film dimenticandomi di vivere",
se si entrasse sempre così dentro le cose che si vivono o che si scoprono...
sono contento che il film ti sia piaciuto.
a presto
l.s.