venerdì 19 ottobre 2012

L'azzurro della notte e La bella addormentata. Appunti e stralci: parte III

L'azzurro della notte contorce e stravolge alcuni passaggi de La bella addormentata (il balletto ispirato alla fiaba di Perrault e commissionato al compositore russo Pëtr Il'ič Čajkovskiy).
I vari aspetti che vengono accennati ma rielaborati in modo anarchico e quasi in moto cancrizzante: 
La puntura letale dell'arcolaio. 
I fusi nascosti e banditi dal regno. 
Lo svenimento di Aurora dopo la puntura. 
Il clima cupo di magia e maledizione. (La maga Carabosse, il rapporto sottile tra il sonno e la morte). 
Il castello addormentato nei rovi (come le ombre e le finestre del ghetto ebraico, alveo insonorizzato, senza definizione e figure umane visibili). 
E ancora: l'inversione della rottura dell'incantesimo e dei rapporti tra salvezza e mistero, con una prospettiva di perenne incertezza tra bene e male, salvezza e rovina, sortilegio stregato e incantesimo, in  un continuo dibattersi tra intimità ed estraneità, spavento mortale e fiducia incondizionata. L'incantesimo, in questo caso, invece di spezzarsi, si forma lungo la narrazione, con un suo copione oscuro e inscrutabile (la stanza della musica lirica).
La paura del buio e della luce.
Ciascun personaggio tutore, o potenzialmente destinato a una certa dose di responsabilità, rimane velato dalle stesse ombre del castello piombato nel sonno e sepolto nella  luce spettrale dei boschi. 
Nell'Atto III, nella festa al castello, tra gli invitati comparirà l'Uccello Azzurro, che nella nostra storia sarà lo sfondo di un cielo ansioso, creaturale e insonne, che pare cibarsi degli occhi e dei cuori dei personaggi. 
Lampo come uno degli animali o invitati delle favole. O forse unico tutor mentore?
La luce azzurra e nera  e l'elemento fiabesco di Perrault: 








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