sabato 6 ottobre 2012

Bulgakov e una schiarita post-pluviale





La letteratura è un'arte tentacolare. Avviluppa territori lontani, li forma, li raggiunge, li trasforma, spesso nello spazio di un solo paragrafo,  anche di pochi righi, con la potenza di un piovasco tropicale. Sarà questo il suo miracolo quando lo scrittore è fatto in un certo modo e quando il suo tocco luccica ed è intriso della stessa sospensione magica che infligge alle ombre e alle luci di una sua storia. Territori diversi, come in questo caso specifico, che spesso hanno preso spunto e ispirazione da quel certo linguaggio dal quale vengono riassorbiti e rimasticati come dalle fauci di un drago. Quanto cinema o quanta fotografia, per esempio, in questi splendidi passaggi, che lasciano nel naso l'odore del piovasco appena finito e ritraggono la dinamica della luce in dilatazione, il suo peso, le figure nel pieno corso di un mutamento, che potrebbe sembrare impercettibile, ma che diventa per pochi attimi il centro e il teatro di un vortice dinamico molto pieno e potente. Un movimento saggio e sensibile di macchina, che non lascia il tempo per pensare che sia fatto di parole.
Sono passaggi di grandissimo effetto e intensità, dal romanzo Il Maestro e Margherita, dello scrittore Michail Bulgakov, partendo dal gioco musicale delle immagini:




Passò del tempo, e il velo d'acqua davanti agli occhi del procuratore divenne meno fitto. Per quanto fosse stato furioso, l'uragano si stava indebolendo. I rami non scricchiolavano e non cadevano più. I tuoni e le saette si diradavano. Su Jerushalajim non galleggiava più un velo viola dal bordo bianco, ma una comune nuvola grigia di retroguardia,

ai suoni:

A questo punto, da lontano, irrompendo attraverso il picchettare della pioggia ormai leggera...

(osservate che magnifica gestione del tempo e del suono, della distanza, con un solo avverbio e un aggettivo; ormai leggera),

giunsero alle orecchie del procuratore lievi squilli di tromba e lo scalpitio di alcune centinaia di zoccoli.

e poco più avanti, in piena schiarita:

Nel frattempo il sole era tornato su Jerushalajim e, prima di andar ad affogare nel Mediterraneo, inviava i raggi di addio alla città odiata dal procuratore e indorava i gradini del balcone. La fontana si era completamente ripresa e cantava a piena voce...

ecco adesso l'elemento dinamico e motorio, che succede armonicamente alle fasi di luci e di suoni rinvigoriti dalla quiete

...i colombi erano ritornati sulla sabbia, tubavano, saltavano i rami rotti, beccavano qualcosa nella sabbia bagnata. La pozzanghera rossa era stata asciugata, i cocci portati via, sul tavolo fumava un piatto di carne.

 e il paragrafo chiude nelle penombre fumanti di un interno, con qualche eco e fossile montaliano. Semplice, intenso.



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