venerdì 19 giugno 2009

Percentuali e prime impressioni

Se dovessi stilare una percentuale delle cose interessanti e di quelle da buttare, dopo una seduta quotidiana di scrittura, potrei grosso modo ritenere davvero riuscito il 2, 3% del mio lavoro. Il resto molto probabilmente lo rivedrò, lo ridimensionerò, lo casserò. Ma quel 2, 3% sono certo fin da ora che non lo terrò e non lo utilizzerò mai! Di solito lì non ci sono io, ma quello che vorrei essere. Le cose che sembrano nitide, funzionali, organizzate, che sembrano incoraggiare e non allontanare, non creare sforzo, dinamiche, tensioni ma solo facilità, molto ma molto spesso sono frutto della volontà di puntare un obiettivo, di accontentare qualcuno, di farsi notare e quindi di prenderlo in giro diventando o cercando di diventare altro, più preciso e più falsario di quello che davvero sei.
Io invece scrivo per prendere qualcuno alla gola e non in giro, semmai con il manico di un ombrello o con il guanto di un bacio notturno e improvviso, di un'emozione. Anche per una frazione di secondo qualcosa del genere dovrebbe avvenire. Altrimenti è meglio impiegare diversamente il proprio tempo. Meglio nessun lettore che lettori tiepidi, accondiscendenti, avvolti negli sbadigli.
O sarà così o altrimenti non ha alcun senso.
Costi quel che costi!
l.s.

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