domenica 28 giugno 2009

La bandiera umana


"Che cosa c'è? Ti vedo pensieroso".
"Penso che sono sempre più insoddisfatto di quello che faccio e anche terribilmente insicuro".
"Spiegati meglio".
"Avevo deciso di dedicarmi ai romanzi: volevo scriverne di lunghissimi, di eleganti e coinvolgenti. Volevo cominciare a scrivere alle prime luci del mattino, con la finestra aperta e le tende bianche che mi sfioravano i polsi nel primo vento dal giardino e rimanere sommerso delle mie stesse parole fino a sera. Stavo trovando il mio canto, la mia espressione...".
"E allora?".
"E allora, non so perché ma quando cominciavo a lavorare ai miei interminabili romanzi, le mie letture erano attratte dalla poesia: nel tempo libero leggevo la poesia più pura, scorgendo la perfezione, la nitidezza delle parole, dei versi: quella luce marina, scremata da ogni tipo di impurità fisica. E allora ritornavo stremato alle mie pagine, con orrore e con sgomento e tutti i punti che rileggevo dopo le mie precedenti letture poetiche, erano diventati tutti sporchi, pesanti, untuosi, volgari".
"Continua, dai!".
"E allora decisi di scrivere poesie, ma mentre con i romanzi il tempo lo impiegavo e volava, con le mie poesie ne avevo troppo per recriminare qualche impurità, per ritornare e non riuscire più a liberarmi come avrei voluto ed essere imparziale, severo, autoritario. Ed è per questo che sono passato ai racconti: racconti brevi, lunghi, di tutti i tipi. Mi sembrava di aver raggiunto un buon equilibrio, forse era lì la mia voce, ma a tutti i premi dove li inviavo, non ricevevo che delusioni e brucianti sconfitte e così ritornavo indietro e passavo tra i vari generi, sobbalzando tra un impulso all'altro e accorgendomi di girare terribilmente a vuoto e senza un minimo di risultato".
"E adesso? Che cosa fai di preciso?".
"Suono la tromba: tutte le sere in un locale sotto casa. Ho concentrato tutto lì".
"E allora, perché dici di essere insoddisfatto?".
"Perché sono convinto che il trombone sia un'altra cosa e poi fa più scena, così maestoso, profondo, malinconico. È come un grande romanzo, il trombone".
"Perché non cambi, allora?".
"Troppo tardi. Il locale chiude e il gruppo si è sciolto e domani mi sposo".
"E la tromba?".
"Quella la venderò. Mi auguro di trovare almeno lì un po' di pace".
"Te lo auguro di cuore, ma... sai che non sapevo che tu ti sposassi?".
"Se è per questo nemmeno io".
"Buonanotte, allora e tanti auguri per tutto, amico mio".
"Buonanotte anche a te".
l.s.

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