venerdì 26 dicembre 2008

il telegramma


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Racconto pregno di significato...
Due vecchine che si spengono nella solitudine dell'attesa...

due donne che, specchio delle due anziane sorelle, attendono, spente, l'affetto di un uomo...

un uomo che, nel momento dell'abbandono deciso, avverte il silenzio dell'anaffettività ed apre il suo cuore alla pienezza che i rumori della vita avrebbero potuto dargli.
Daniela

luigi ha detto...

Ciao Daniela e buon anno.
Ti ringrazio molto della tua attenzione. In questo mio racconto ho cercato di articolare l'impianto sul fronte della solitudine dentro gli affetti e le stesse distanze che si frappongono nel tempo.
In ogni personaggio c'è una parte misteriosa di me, che preme, vacilla, ansima, canta e si confonde di sangue e di stelle nello stesso giro di giostra. Forse un piccolo affresco sulla visione crepuscolare che sento verso la vita, almeno in questo momento. E poi ancora il mistero, soprattutto sul finale, di questo tuffo doppio nel vuoto, oltre la morte e il distacco per recuperare qualcosa o qualcuno, quando sembra che sia troppo tardi.
Forse la speranza nella tenuta marmorea dell' amore, questa parola diventata così proibita: forse quello notturno e sognante di Emma e Lisetta, che si spegne con il desiderio lontano di un incontro e sembra precipitare dentro la piccola pensione delle ortensie come un temporale buono di fulmini, senza che nessuno di loro tre lo scoprirà mai. L'effetto del finale richiama un'idea del doppio, della simmetria, come piccolo contrappunto a rafforzare e confondere le figure più fragili che rimangono di spalle alla tremenda mutevolezza degli eventi, alla bellezza sospesa dell'esistenza (il pettinarsi vicine, la tenerezza dei preparativi di quel mattino che forse potrebbe essere stato l'ultimo da passare con Attilio).
Grazie per la tua bella e personalissima visione di questo mio piccolo esperimento letterario e soprattutto per la tempestività nella lettura.