giovedì 26 settembre 2013

Pilar, Finito e la musica di una banda che passava a Valencia






Ho assaporato questo passaggio dall'incantevole romanzo "For Whom the Bell Tolls", di Hemingway – credo che sia assolutamente superfluo, quanto meno per i veri appassionati "purosangue" dello scrittore, tradurne il titolo dall'originale, anche per non perdere la purezza del rimbombo selvatico e della possenza (che sarà poi diffusa come una spezia in ogni cellula del romanzo), lasciandolo così indisturbato nel suo assetto  primario.
Non voglio aggiungere troppo, prima di lasciare chi leggerà l'estratto di questo post al mare di queste penombre, al vizio di estasi  e di succo di cui questo breve estratto è rappreso e del quale ancora profuma e cattura. In certi frangenti si diventa prede, che aspettano la rapina. Non altro.
Aggiungo solo questo: Hemingway non è solo asciuttezza, precisione, massima economia. Non è solo artigiano dello sparo secco e indovinato nel segno, della traccia scarna e ruvida della frase, della cellula rotonda che si basta e che non ha bisogno di altri ornamenti superflui per espandersi. Ma è anche molto altro. Come in questo esempio, dove è proprio una donna che parla e racconta: si tratta di Pilar, la donna di Pablo.
Ascoltiamola:



"Qué va" disse la donna di Pablo. "I meloni di Castiglia servono per masturbarsi, quelli di Valencia si mangiano. Quando ci penso, lunghi come un braccio d'uomo, verdi come il mare e freschi e pieni di sugo se li tagli, e più dolci di un'alba d'estate! Ah, se penso a quel mucchio di anguille minuscole sul piatto, così delicate e tenere! E poi tutto il pomeriggio boccali di birra, birra freddissima che trasudava nei boccali grandi come brocche d'acqua."
"E quando non mangiavate o bevevate, che cosa facevi?".
"Facevamo l'amore in camera, con le persiane di legno abbassate sul balcone e una corrente fresca che entrava dal vano sopra la porta e la faceva girare sui cardini. Facevamo l'amore là, in quella stanza tenuta al buio di giorno, con le persiane abbassate, e dalle strade veniva il profumo del mercato dei fiori e l'odore di polvere da sparo dei petardi, delle tracas, che durante la feria si snodavano in lunghe file per le strade e venivano fatti esplodere ogni primo giorno, a mezzogiorno. Tutta una catena di fuochi d'artificio, da un capo all'altro della città, tanti e tanti petardi infilati nello spago, che scoppiavano lungo i fili e i pali del tram esplodendo con gran rumore, saltavano di palo in palo con uno scoppiettio e un fragore che non si può credere...Facevamo l'amore, sì, e poi ordinavamo un altro boccale di birra con le goccioline fredde sul vetro, e quando la ragazza lo portava, io andavo a prenderlo alla porta  e mettevo il vetro freddo sulla schiena di Finito che se ne stava steso e dormiva e nemmeno si svegliava quando arrivava la birra, e lui diceva "No, Pilar, no, muyer, lasciami dormire" diceva.
"No", dicevo io, "svegliati e bevi, vedrai com'è fredda...". E lui beveva senza aprire gli occhi, e si riaddormentava, e io mi mettevo ai piedi del letto con la schiena contro un cuscino e lo guardavo dormire. Era bruno, nero di capelli e giovane e tranquillo nel sonno, e io bevevo tutta la birra del boccale e ascoltavo la musica di una banda che passava".

Ernest Hemingway










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