domenica 15 settembre 2013

Luci da un attico


Questa sera ho scandito la morte del rosa
quanto il tuo viso scomparve al sereno
dalla spianata limpida delle sette,
nel cielo sbranato al rabbuio verso l'Ovest,
tra le turbìne di corriere più distanti,
quando la nostra compagnia ne rimaneva intonsa,
vertigine di un' assenza al tuo ronzio di zendado.
Un vecchio zoppo arrancava lungo la strada.
Lo mentivo molto stanco dal tradirsi dei passi,
con ampie bracciate di terreno e di lucciole
mi stendeva il segno del solco interpoderale.

La musica temprava di spuma la colma dei ciottoli,
già sparsi mentre il diradare degli scooter balneari
dava forse concluso quel monsone estivo:
uno stormire di amiche dalle schiene scure, 
alla tua cena affollava, iniziata da poco,
e in quella pace, che tu brillasti di anima,
la mia parola fantasma non fu che muta.

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