mercoledì 28 agosto 2013

L'effetto Shepard, dai primi passi:





Ho scritto questa sceneggiatura nella prima parte di quest'estate, in una camera da letto silenziosissima, che dava su alcuni frutteti; poco distante un tratto di ferrovia, dal lato opposto la costa marittima,  e poi basta...nient'altro di vivo.
Nel silenzio più assoluto, sono affondato dentro la scrittura di un film che non è solo un film. Un lungometraggio che incrocia una serie di incastri linguistici, di combinazioni, tentazioni e concatenazioni espressive, che sono mistero insoluto della loro stessa voce. Devo al silenzio di quella stanza la patina di inverosimiglianza e insieme di concretezza di cui è ammantato "L'effetto Shepard", almeno nella definizione di questo suo primo assetto, nel trattamento delle scene, del contesto drammatugico, dei lati più introspettivi e insieme di quelli più esteriori del suo primo vero telaio. Il tutto è divenuto pagina e patina di quel silenzio, interrotto raramente dal singhiozzo di un volatile, da un picco di vento tra gli alberi, dal fantasma di una voce. Non oltre, che non appartenesse a quella perfezione di pace desertica, contro il fermento espressivo di un'idea di assemblaggio, che contenesse la mia costrizione ad esprimermi ancora, nonostante tutto: nonostante il mio cinismo incontenibile, la mia disperata consapevolezza di quanto sia inutile, difficile, impossibile farlo, soprattutto ora, in questo contesto specifico, in questo mio tempo. 
Ma dentro quella stanza da letto, che è stata un tempo quella dei miei genitori, con la vista sugli stessi frutteti, le stesse campagne ariose, lo scorcio di ferrovia e la costa marittima, ho raggiunto anche un altro strato sensibile e altrettanto palpabile di ricezione creaturale, di amicizia e di riparo contro il pericolo di morte del gesto: quello del primo passo fatto per il suo valore primitivo, primigenio, indissolubile e vorace per il suo solo esserci, pur nel suo alveo impenetrabile di oscuro, che avrebbe in parte già maturato, nel suo primo attimo conflittuale di vita, un suo senso compiuto, la risposta feconda di un ascolto. 
Per questo ho deciso di continuare, per l'importanza sacrale del primo passo, per la possibilità di prendere nutrimento dalle mie più misteriose quanto sincere dinamiche creative, al di là delle circostanze più o meno felici o fortuite che favoriranno la loro espansione futura e imprevedibile realizzazione.
Al momento questo primo passo è accompagnato da una serie di tasselli e di svincoli che trovo molto utili e importanti, che cercherò di aggiornare e di condividere negli spazi come questo, dove ho ancora la possibilità di avere una mia voce, un mio luogo dove sgranchire le caviglie prima di un cross, di schiarire il timbro, affossarmi, affinarmi e a volte ritrovarmi.
Al momento tutto l'assemblaggio del materiale che inserirò, è frutto del talento e dell'inventiva di un altro padre de "L'effetto Shepard", che è Fabrizio Fiore, splendido filmaker e compagno speciale di cinema e di vita.
Le madrine di Shepard, dell'impulso a strutturarlo e a organizzarlo in un certo luogo, sono Beatrice Ripoli e Valentina Renzulli, entrambe attrici e registe teatrali,  insieme anche destinatarie dell'omaggio poetico di Shepard all'indagine poetica di Urbanact, loro splendida e variopinta creatura già viva e pulsante.
Ecco, adesso, i primi luoghi effettivi e già vivi dove seguire il percorso e le possibili impossibili sorti de "L'effetto Shepard", per chi ne abbia voglia, desiderio o semplice curiosità:
Il sito originale: L'effetto Shepard
Il backend: Gestione progetto
Il progetto presente e articolato su Cineama
La neonata pagina ufficiale su twitter
La pagina ufficiale su Facebook
Credo che ci sia tutto, al momento.

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