mercoledì 7 novembre 2012

"Il chiodo nella lampadina. 85 monologhi cluster": sinossi.



Teo incontra una giovane donna in un aeroporto, di sfuggita, poco prima di partire per Parigi. Al suo ritorno la rivede in una sala da tè, e in altre circostanze piuttosto strane, che lo avvicinano sempre di più verso un mondo nuovo, delicato e misterioso, che lo attanaglia e lo rianima dal suo piccolo quotidiano borghese e rassicurante, verso una dimensione completamente nuova e spiazzante, quanto irresistibile e crepuscolare.
La relazione prende piede con una certa tragica vitalità ansiosa, ma stagliata su di un fondo abissale e incantevole, dove Teo non riesce mai a toccare, e dove si affanna con ostinazione a ritrovare a tutti i costi un suo ruolo e un senso definito e compiuto, murandosi, giorno dopo notte, nell'esplorazione di quel viale decadente e serale, senza entrata né uscita, del quale non riesce più a fare a meno. In leggero contrappunto, l'arrivo di alcune lettere anonime da parte di un misterioso mittente, che cerca di avvicinare la coppia all'unico fratello vivo della donna. 
In questo rapporto così intenso e complesso, la giovane donna esprime a Teo le sfumature di un suo universo artistico e mutante, come se dedicategli, che gli rivelano, per gradi, una sua particolare concezione e percezione della vita, del sogno e delle cose quasi reali, così diverse da come lui le credeva o le immaginava. Ma, nello stesso tempo, i sintomi sempre più riconoscibili di una spaventosa sindrome nervosa, che attanaglierà i riferimenti più teneri e lo sfondo incantato e nebbioso di entrambi, travolgendoli di quella stessa alluvione. 
Gli 85 monologhi cluster, sono 85 diverse prospettive e rivisitazioni di questa esperienza e del grande mistero di questo ritratto di solitudine insulare, che Teo rielabora e cerca di schiarirsi dentro, a una certa distanza, cogliendo nell'atto doloroso di espiazione-epistolare della memoria, un significato e una nuova soglia di concezione e di percezione della sua vita, del sogno e delle cose quasi reali, ancora diverse da come le credeva o le immaginava.
 “Il chiodo nella lampadina” rimane una metafora sulla dicotomia della possibilità e dell'impossibilità, tra il reale del sogno e l'irreale o quasi reale del più certo e del concreto. 
E ancora: il triangolo scaleno: amore-arte-malattia; l' archetipo e inconscio collettivo, di Jung; il valore assoluto e incomparabile di un qualsiasi amarsi. Nonostante.
(Il cluster, in musica, rappresenta l'esecuzione simultanea di più note adiacenti, con un effetto molto duro, metallico e invasivo. Come se esploso nel vetro).


2 commenti:

Anonimo ha detto...

"...il valore assoluto e incomparabile di un qualsiasi amarsi. Nonostante." :)
Manuela G.

luigi ha detto...

...proprio così
Manuela G:
a proposito, aspetto tue nuove sul tuo lavoro!
saluti e a presto
l.s.