lunedì 12 novembre 2012

Il terrore dell'invisibilità



Negli 85 monologhi,
la più grande costante
è il terrore dell'invisibilità,
quello di non esistere più
di non essere mai esistiti,
in una certa memoria
enormemente amata,
cosa che spesso
non avviene
con i defunti,
dove si avverte
sempre quel
contatto vivo,
anche se doloroso,
di sensazione muta
o di vago conforto,
nel sentirsi più amati
anche da un'assenza.
La malattia nervosa,
in alcune sue forme
e particolari sindromi,
riesce a creare
una spessa cortina
vicina a una morte in vita
senza risoluzioni di sorta.
Parlo dell'impenetrabilità
pietrosa di alcuni stadi,
dove una persona
è murata in un altrove
inscrutabile, riavvolta
o mummificata dentro
uno stadio
di sogno
senza sonno
o di sonno
senza sogno.
Ho cercato
di analizzare,
in questo frangente,
la possibilità
di un amore.

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