venerdì 2 settembre 2011

LungoAmare:

Smarrirsi e poi avventurarsi in quello che non ho più deciso e ancora mai vissuto: una Domenica di Lungoamare. Un filo dolce di autunnale e la tarda sera. L'occhio esatto del lanciatore di coltelli, verso gli ultimi angoli di visi, assonnati. Il tutto si svela da un vetrino appannato, il corallo rosa di un autobus notturno: non lo vedi che così mi fai male?


Lo stomaco delle parole incombe di sassate e di nevi. Dentro la ricerca di una mia fitta rivalsa di vita, ritrovando al passo duro felice del mio polso, le feci di una provincia segnata a matita, barrita dalle radio d'epoca o di guerra, dimenticata nella pioggia da qualcuno al mio posto, e tu scusami se non ti riconosco. Avrò ancora lo sguardo troppo losco e adesso mi bracca e mi scalcia, per ritrovarmi gorgo del suo sorso.

E se forse incamminando la mia città risuonerà più in grande. Mozzica lo spazio al bianco di altri luoghi e dei vecchi pensieri-campanacci da pascolo, destinati: che avevo sbarrato e adombrato in fisarmoniche marittime e anche se più terse di acuti il tuo mento sulle ginocchia una frase gridata nel vento la vampa della campagna un occhio chiuso alla tua guardia e nella stessa mitezza di ombre lo spasmo tragico del giullare quando sfila e spalanca il suo fanale di camion fatti più sotto: e ti toccavo il braccio calmocalmo nel golfino a un tempo aggiunto e sgridato che mi esclude da quello che avrebbe potuto e saputo accadere e che invece è sbiadito nella nube rapace del suo maglio.  Ho perso la matita per gli occhi. L'hai visto che razza di  lampo! Mi fa di un triste, a quest'ora... Per poco non ti prendeva... Nella notte accese una croce dal fumo. Fai più piano, perché adesso vai così veloce? Aspetta, che non vedo più niente!.
Dal fumo, 
dal fumo, dal fumo,
dal fumo, dal fumo, dal fumo
dal fumo, dal fumo, dal fumo, dal fumo
tossirò  e non v'è già più nessuno...
al nuovo sentiero smarrivo
che stamattina poi
mi riscandivo
a voce, sai?

come il ripasso della lezione. All'inizio giornata, non appena inforchettato, al raglio freddo del viale di casa, in un incesto di tenebre e di alba polare,
lo storno dall'ultimo scorcio di un LungoAmare...

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