sabato 3 settembre 2011

Il vino e la morte della poesia

Due buone cuspidi, di Guido Ceronetti. Limpide, taglienti, da cui dirottare, per pochi secondi.
La prima:

"Perché non valgono niente, i poeti, più niente?
La malattia è profonda, viene di lontano".
Un' altra:
"Cosa resta quando resta poesia? Nient'altro che l'essenziale, dunque quasi niente".

Mi fermo e tiro il fiato. Sono due stralci così diversi ma vicini. Scorporati dal loro pregevole insieme - La lanterna del filosofo (2005) - potrebbero rappresentare tutto e niente. Un soffio di nebbia in un valico sconfinato o in un dirupo. La bottiglia di lucciole di Faulkner, o la sua scatola di stelle del cielo. Mi basta. Quanto meno per il piccolo intervento di stamattina.
Credo che il valore e la resistenza, o rimanenza di un gesto poetico, siano lo specchio infranto di un apparato complesso di voci, di risonanze, di un'epoca e di un tempo spastico di pensiero, che a volte non lascia spazio. La voce raschia in sottocanto, come i novelli volatili di mattino presto, quando non c'è ancora nessuno che li scopre sbagliare. Quando saranno adulti, il loro canto pieno gli sfonderà le nuche di cartucce di fucili. L'acerbo preme ma spesso è anche un sorso limpido. Ma è basso. Un basso continuo, un sussurro, il percorso del filo di vino nero nella damigiana, da una Domenica Irpina, quando aspettavo un amico che la svuotasse in un plotone di bottiglie verdi e polverose, con la pazienza, nel ghiaccio di una piccola casa in ombra. C'era un gelo di morte che mi riempiva il petto di vita e di quello scorrere, di latte lento e nero nella gola del vetro. Fuori sboccava del fumo autunnale, che colava nel cuore. In quel momento avvertivo e avverto ancora l'esigenza di espiarlo, di condividerlo, di berlo dalle mani, quel profumo mischiato alla crosta del mosto versato e rappreso sui fondi, sarà il sogno muto di un ermetismo lirico che mi confido di frodo, senza un gesto e senza una sola voce. E questo ricordo del tempo sospeso negli odori, nel passato rauco e tannico di quel mattino, forse non avrà mai una morte.
Ho finito.

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