lunedì 17 novembre 2008

Talento e desiderio


Talvolta le radici etimologiche vivono di riflessi e di contesti, che vanno ad associarsi ad epoche storiche, ad abitudini lessicali, a fattori specifici interpretativi legati il più delle volte al momento particolare dell'utilizzo del termine.
Riflettevo a questo proposito sul termine "talento, che ciascuno di noi conosce bene e che comunque prevede queste due varianti, nel suo significato letterale:
"Talento: 1) (lett.) disposizione, inclinazione dell'animo/ desiderio, volontà.
2) ingegno, genialità.
A questo punto mi trovo di fronte a due strade che probabilmente potrebbero anche incrociarsi tra loro e aprirsi contestualmente a un unico significato, che le incorpori e le incameri entrambe.
La sete e il desiderio, con cui ricordo difficilmente di aver associato almeno per abitudine il termine in questione, potrebbero essere conseguenza dell'inclinazione o in alcuni casi far direttamente scaturire la stessa radice potenziale.
Ricordo in tale proposito un'intervista a un grande pianista classico, che identificava il talento di un'artista con questa sete insaziabile verso la sua arte, che prende così a coinvolgerlo, affinandolo, e completandolo in quel tormento dolce e incessante per riuscire ad estinguerla.
Forse si potrebbe pensare che questa sete dovrebbe già essere di per sé frutto di una specifica inclinazione, da cui poi scaturirebbe quella sinergia dell'atto volitivo in grado di far amare profondamente ciò per cui si è portati.
Io preferisco gustarmi il mistero delle risposte individuali al potenziale naturale e anche mutevole di ogni individuo, che alle volte nemmeno si riesce a scorgere per tempo, convinto che vi siano tantissime sfumature all'interno dello stesso termine, legate soprattutto alla storia personale del soggetto"talentoso" in questione.
Concludo citando il grande Tasso, in un verso del III Canto, dalla Liberata:
"Mentre egli altri rincora, altri minaccia,
sopravien chi reprime il suo talento"

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