È proprio in occasione dei capitoli a puntate, che ritorno a scoprire ancora nuovi particolari e sfumature sull'intervento correttivo nei miei scritti. Sono sempre più convinto che il bello dello scrivere sia in questa costante riabilitazione, spesso gioiosa, che in diversi casi rimane anche la parte più viva ed entusiasmante del percorso, quella che riserva più sorprese, ma anche particolari momenti di intimità con la propria visione del linguaggio, le proprie scelte formali e stilistiche, che non sono mai troppo separate dai contenuti. Spesso ho il desiderio di sbagliare volontariamente quello che scrivo, per gustarmi a distanza tutta la traversata successiva e scoprire con calma le isole nascoste del tesoro o anche quelle più povere e disabitate, non cambia. In ogni intervento e riabilitazione, cerco quindi di ripristinare una certa armonia che si è interrotta, quell' interruzione momentanea di un certo flusso circolatorio. Il corto circuito e la dissonanza, che però, molte volte, sono anche il vino buono della storia. Ripristinare in diversi casi è anche sporcarsi le mani e impastare la parte buona con quella che nella sua apparenza sembra cattiva, o viceversa. Tutte le volte che mi ritrovo una mia pagina stampata tra le mani, c'è sempre qualcosa da fare, anche quando questa pagina è stata collaudata, preservata da tutti i pericoli e da tutte le possibili incongruenze, ci sarà sempre un motivo valido per lasciare anche un solo segno di intervento, con la speranza che si possa fare meglio. Se questo un giorno non avvenisse, allora quello sarebbe un giorno triste.
Ne sono convinto.
“Il patriarcato non esiste”
1 ora fa
1 commenti:
È vero. Bisogna avere una forte fiducia nella parola, nella sua capacità di migliorarsi e rigenerarsi per tornare su quanto scritto, e riscrivere. Di solito la maggior parte delle persone non lo fa perché disprezza o non conosce davvero la sua forza.
Quando invece si comprende cosa può fare si può cancellare o persino distruggere perché si sa che tornerà qualcosa, e sarà migliore.
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