domenica 10 giugno 2012

L'azzurro della notte: un estratto dal capitolo XIV

"Adesso volevo solo non esserci più, sparire, come Lampo, in un lampo, quando beveva il latte bluastro con la lingua stanca di cercare e gli occhi chiusi; ed era già svanito da quello che era appena un attimo fa. E poi era calata una notte di un azzurro ancora così strano e profondo. Ritornando alla finestra osservavo le ultime ombre degli alberi sulle stradine rosate, e quel sottofondo di pasto liquido, che mi palpava della sua buona sonorità, tenendomi al riparo da me stesso. Forse, per quella notte, questo amico improvviso mi avrebbe favorito il migliore riposo, in qualche modo mi sarebbe stato anche di conforto e di un certo aiuto, nonostante la molestia del suo ingresso-agguato ufficiale. 
Mi affacciai al mio balcone, alzando la testa e slanciando il viso verso il punto più alto e stellato, in quel momento il più pulsante e il più vicino a me. Mi sembrava di avvertire il profumo degli astri, o il loro flebile canto tremendo. Abbassai una mano e l' abbandonai aperta. L'umido del suo muso dilagò nel palmo, come in un primo bacio notturno e disperato".

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