mercoledì 13 giugno 2012

I lumi a sera: un estratto dal Capitolo VII

"Nonna Iole passò da Martina e le portò delle fragole. Martina maneggiava le fragole e la guardava. Poi si guardava nello specchio dell'armadio e muoveva la bocca, mormorando con le mani bagnate. Faceva le vocali. Era coricata e pallida e continuava a fare le vocali. In tutte le combinazioni silenziose e possibili:aeiou;aieou;aoeiu;aueio;eaiou;iaeou;oaeiu;uaieo......come le varianti o i moduli pianistici della tecnica. Per le dita. Tutte le possibili combinazioni alternate. L'allieva pianista Martina baciava i suoni nella bocca. I suoni che emetteva il tasto con una vocale di bocca stanca erano baciati dentro la bocca dell'emissione. 
Adelina baciava il bosco da bambina. Con la bocca e con gli occhi. Uno spavento del genere può avere radici profonde, diceva ancora il medico dinotte. Mi dica, faceva il medico notturno, che cosa ha fatto sua moglie poco prima del suo mutismo? Ha suonato forse un rondò? Ha fatto un puzzle con Adelina di un castello d'Austria, all'imbrunire. Le guardavo di spalle, entrambe. Erano così sole, col capo chino, diceva il marito al medico notturno, mentre si dedicavano alle torri. C'era una luce serale sulle torri e sul mio cuore, diceva al medico dinotte. Ho pensato a cose oscure guardandole di spalle. Così mi sono voltato dall'altra parte. Il nonno paterno di Sabina e marito di Martina materna che cercava di ricordare. Era molto difficile ricordare e ricostruire. Sia le torri del castello d'Austria che le dinamiche dello spavento e dell'infelicità in un'esistenza". l.s.

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