venerdì 25 settembre 2015

L'aria della costruzione di un discorso


L'aria della costruzione di un discorso, mi risuona  quasi sempre sismica. Dal cielo pesante, dalle tinte forti, sferzanti di lampeggi continui. Verso sera quel rosso pare attenuarsi e svilire nel temporalesco. Un costante gelo che spezza il braccio. Il braccio spezzato continua a costruire un discorso. Se non fosse spezzato quel braccio, non avrei mai un discorso integro, organico o quanto meno rappresentativo del mio sguardo, del mio orientamento naturale sulle cose.
Quando entro in un discorso, in un progetto, che rimane sempre un discorso aperto o suo frammento, avverto questo clima costante di presagio e di pericolo, che in fondo rimane la mia unica ricchezza; in diversi casi il bagliore di una mia identità, il mio unico calco, la mia essenza o stesura. Nella costruzione e dentro quest'impeto che si divincola nelle sue difficili atmosfere, riconosco il senso e la freschezza del viaggio. La sua parte più autentica e franca, quella che non sarà mai condizionata da un dissenso o da un assenso. Da una forma di ascolto raffinata e intensa, o dalla più totale – e così familiare – indifferenza. Il percorso profondo e tremendo della costruzione, semmai anche sofferta, di un certo discorso, è tutto quello che conta. L'inadeguatezza, la soddisfazione, le paure e le consolazioni improvvise, il disorientamento e l'improvvisa svolta verso casa, – che invece è solo la porta socchiusa verso un bosco stregato – in fondo sono la reale vita che mi accade, quella preziosa e indimenticabile di quei momenti. Tutto quello che ho e che mi racconta.
È anche per questo che l'aria sismica della costruzione di un discorso, nella quale mi adopero e mi spezzo le spalle e il braccio della mano che scrive, (combattendo con i suoi raggiri, i suoi stipiti ventilati, le sue trappole segrete), rimane il centro tonale del discorso, il suo unico cuore. La parte centrale e battente, quella del cantiere aperto, in fondo, l'epicentro di tutto il mio moto; attraverso ogni passo silenzioso e duro nei meandri di questa misteriosa costruzione aperta, dove in quel momento convoglia e si ripone tutto il mio sentito, come il mio empirismo d'ignoto.













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