giovedì 4 giugno 2015

Poetica sublime dell'indifferenza




In questo post sarò molto duro, e sento di esserlo per difendere l'intento di un progetto di qualità, quanto intenso e delicato, pur nel suo dolore infinito, che non credo meriti la disattenzione e l'aria di sufficienza con cui lo sento accolto e con cui in effetti lo stanno accogliendo e ignorando.
Mai come con quest'esperienza di "Notte di rondini", ho toccato con mano, e con dolore, la poetica dell'indifferenza, una poetica sublime, per quanto sia perfetta, geometrica, impeccabile nel suo vuoto. Un esercizio ginnico limpido, con il quale ci si ingenga nel passare oltre, nel dimenticare, nel rinunciare anche a un solo retweet, il tutto con un'estetica che lascia senza fiato, con eleganza e con gelo assoluti.
Ne parlavo ieri pomeriggio, al telefono, con una delle sostenitrici del progetto, la quale non riusciva a comprendere tanta pigrizia e riluttanza nell'accostarsi quanto meno alla tematica del telaio di "Notte di rondini", quel minimo di curiosità, al di là che si scegliesse di sostenerlo o meno, ma anche solo per la sua condivisione. Mi sono accorto davvero di un abisso, di un grande muro invalicabile, che di fronte ai diritti dell'infanzia e al dolore di questa storia, non riesco a spiegarmelo né a giustificarlo in nessun modo e davvero mi spaventa, perché ha del mostruoso, e non ho paura a dirlo!
Quello che posso dire è che quest'indifferenza, ormai così macchinosa e radicata, opulenta e in splendida salute, sia diventata una vera e propria poetica, in questo delirium tremens tribale della condivisione del proprio sè a tutti i costi, di avere gli spazi per proporre, per citare, per dimostrare talento, lungimiranza, cultura, conoscenza, ma intanto per una tematica incentrata sul dolore di una violazione, signori, non c'è lo spazio per soffermarsi, nemmeno per vedere di cosa si tratta, semmai chiedere, criticare, ma in qualche modo parlarne. L'epoca della condivisione, della velocità, dello slancio ad esprimersi, a convogliare immagini, pensieri, concetti, a fermare istanti, anche mostruosi, della propria quotidianità e immortalarli in un album infinito di flussi lebbrosi di celebrità, ha perso la dolcezza del soffermarsi e dell'ascolto sottile, non quello di chi grida ma quello di chi parla  sottovoce – ma nonostante questo, paradossalmente, anche nel mio caso il mio sottovoce è stato confuso con un grido. 
Concludo molto preoccupato e amareggiato, perché quest'esperienza di condivisione di un intento importante e profondo mi ha lasciato questo sapore di amaro e di bruciato nella bocca. Questa sublime indifferenza, con la dilatazione della sua poetica mostruosa, che lascerà le altalene al crepuscolo del nostro progetto ancora più ferme, nel tempo e nel suo orrore, ci darà sconfitti tutti, purtroppo, allo stesso modo: sia gli indifferenti che i più attenti e sensibili. È questo il punto più tragico e difficile da cogliere.
Passo e chiudo:

2 commenti:

Eletta Senso ha detto...

Ho appena lanciato il mio post e trovo, quasi in contemporanea, il tuo " sfogo ".
È così, Luigi. O stai nella melma imperante, al seguito dei principi di turno col loro scodazzo di sudditi, o usi i loro sistemi di gioco e proposta, i girotondi infiniti del " cosìfantutti " o sei FUORI.
Anche io, ultimamente, mi sento trasparente. A parte qualche lontano richiamo e rilancio c'è il nulla, l'indifferenza, la bianca apatia.
Nessuno favorisce con un semplice tocco un mio pezzo. Eppure basta un millesimo di secondo.
Nessuno interviene, commenta, rilancia, apre un dibattito.
Credo che, se vogliamo stare sui social, dobbiamo chinare la schiena alle mode imperanti e ai sistemi di marketing, come se quello che facciamo fosse un prodotto, carta igienica o dentifricio.
Chiedere, esserci, in modo martellante e nauseante. Selfie di una gamba sotto la doccia, seguire i vari hashtag come cagnolini titati dai fili della dogsitter di turno. Oppure siamo FUORI.
Fuori vuol dire trasparenti e invisibili come fantasmi. Accettare di essere fantasmi e continuare per la nostra strada senza chiedere un'attenzione che non c'è o è, semplicemente, altrove.
Comunque: darò un'occhiata al tuo progetto.
Un abbraccio
Ele

luigi ha detto...

Buongiorno, Eletta.
Io non entro nel merito della qualità delle persone, ma di una pericolosa omologazione, e, almeno nel mio caso, della leggerezza e dell'indifferenza verso un tema che pare essere scivolato nel nulla. Io non credo che esista un fuori e un dentro. Io considero l'unico social che utilizzo, in questo caso twitter, come uno strumento di esplorazione e di condivisione, senza aspettarmi nulla, certo, senza abitarlo o disabitarlo ma soprattutto annusandolo. Mi sconforta il fatto che il progetto che sta cercando di produrre Terra dei piccoli, non è qualcosa di mio ma un'opportunità di riflessione e di scambio per tutti che potrebbe andare perduta per la fretta, per la difficoltà di ascolto sensibile, di pazienza e di solidarietà.
Tra l'altro non sono per niente bravo, come sai, a pubblicizzare, a spingere a chiedere consensi. Ma per certe tematiche cruciali mi è sembrato doveroso farlo.
Bella l'idea dei fantasmi. Denotano una leggerezza molto meno superficiale di quella che stiamo subendo in questi giorni con il progetto.
Ti ringrazio dell'attenzione, come sempre.
Una buona giornata!