martedì 9 settembre 2014

Un'alba di Saul Bellow



Si dice e si è detto che nell'esercizio di traduzione di scrittori importanti, lo scrittore che traduce attinge da un segreto, si forgia in qualche modo di un meccanismo complesso che gli svela qualcosa di molto diverso e profondo, che attraverso un altro linguaggio lo riporta in una dimensione misteriosa e consapevole verso le ombre appena più note del suo.
Lo stesso, in modo diverso, avviene ripercorrendo alcuni passi di traduzioni già avvenute: anche in questo caso, riscrivendo un certo passaggio, si avverte quello che è accaduto, la sua vera luce. Come in quest'alba rosata di Saul Bellow da "Il re della pioggia":

"E la causa era lo stesso dolce color di rosa, come l'acqua di un cocomero. Subito riconobbi quanto ciò fosse importante, perché in vita mia avevo conosciuto quegli attimi in cui il muto comincia a parlare, quando sento le voci degli oggetti e dei colori. Allora l'universo fisico comincia a raggrinzirsi, e muta, e grava e leva, e si fa liscio, sì che pare che anche i cani debbano appoggiarsi agli alberi, tremando. Così su questo muro bianco scabroso – la pelle d'oca della materia – era la luce rosata, e pareva di vedere sopra i puntini bianchi del mare, a tremila metri di altezza, quando il sole comincia a levarsi. Dovevano essere passati almeno quindici anni dall'ultima volta in cui m' incontrai con un colore simile, e credetti di ricordare d'essermi sbagliato, ragazzetto, solo nel letto a due piazze, un letto nero, fissando il soffitto dov'era un grande ovale di gesso, vecchio stile, con pere, violini, mazzi di grano e visi d'angelo; e fuori l'imposta bianca, lunga tre metri e mezzo e coperta dallo stesso colore rosa".

2 commenti:

Eletta Senso ha detto...

Magnifico quadro, opera pittorica fatta col Verbo.
Dovrò proprio cercare in libreria se c'è Saul Bellow: in alto, in alto dovrei averlo. Oppure comprarlo e apprendere la maestria del dipingere con tinte così precise che neppure Matisse nelle sue albe di riviera.
Grazie

luigi ha detto...

Condivido, Eletta. La parola può davvero tantissimo. In questo caso questo rosato pare imprimersi nelle mura e negli odori, come qualcosa di irragionevole e vivo.
Grazie a te e buona serata.
luigi