domenica 28 agosto 2016

In quella certa luce del giorno


Esistono ore del giorno, come questa per esempio, dove vi è una costante verità diffusa nei colori. La stessa aria con le sue impercettibili modulazioni cromatiche è partecipe di certezze e di ristoro, quanto la schiusa improvvisa di un antico madrigale. Anche per brevissimi variazioni, spesso impercettibili, la luce di una certa ora incide profondamente su qualcosa di mio, di passato e forse di sconosciuto, fino a un momento prima. In qualche modo questa condizione luminosa lo condiziona, lo vivifica, lo ristora, come qualcosa che mi essenzia e mi pronunzia, come accento vivo di una mia parte nascosta, un mio colore intimo dell'aria. Sono attimi, in diversi casi momenti scorporati dal tempo convenzionale, entro e attraverso i quali accade qualcosa di profondo e insieme di balsamico, dove potrebbe trovare vita la parola scritta, in un suo habitat diverso e irripetibile. Il momento misterioso di queste ore del giorno, che non cadono quasi mai nella stessa ora, – perché uniche e irripetibili nel loro singolare riverbero – spezza le catene delle convenzioni con quello che si credeva, fino a un solo istante prima, giusto o sbagliato,  bello o brutto, utile  o dannoso, o che forse si temeva, si paventava, si conosceva meno o meglio, diventando puro sentire e dimenticarsi di altro se non di questa sensazione diversa dello stare e nel sostare al mondo in quella certa luce del giorno. Sentire e patire quella luce del giorno, come se fosse un suono, una cantilena da una finestra aperta di una casa, mentre una donna cucina, o il richiamo sottile della tortora dal collare. Quanto sa di perfezione questo palpitare con l'abbandono sincero e incondizionato alla risonanza, al riflesso, come al frammento ancora aperto e incompiuto di simboli, senza alcuna imposizione di sorta, che non sia che la cattura di questo istante segreto e già mancato nel suo affiorare, – anche se forse insignificante e inutile, per il funzionamento rigido di un certo mondo o di quel solo istante sottratto alle regole stanche e statiche di un territorio intellettivo e misurato, che abbassa gli sguardi e le luci intorno, nello stesso tragico mentre.

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