domenica 30 agosto 2015

Ancora del conforto delle cose (piccole)


Stavolta è da uno stralcio di Burgess, dal romanzo "The end of the world news", che ritrovo qualche bagliore nuovo, o leggera consonanza, dal mio pensiero del posarsi nelle piccole cose, spesso invisibili, di cui ho scritto ieri pomeriggio in questo blog.
Una sorta di misterioso cross al buio, inerente al conforto delle cose semplici, piccole, che in fondo sono spesso parte di una misteriosa essenza e risonanza a cui ricorrere, anche solo con il pensiero. (Nel caso di Burgess, si parla di piccole cose emblematiche, a cui l'uomo rinuncerebbe in seguito a un evento distruttivo che lo capulterebbe, al prezzo di un salvataggio, in una dimensione di una vita artificiale e tecnologica, quindi altra, diversa, imperniata su altre "cose" su cui organizzarsi e identificarsi; cose del tutto nuove e lontane, quindi, da quelle che Burgess cita nel suo romanzo.)
Giusto pochi righi, da un estratto del romanzo – il cui titolo italiano è "La fine della storia":
"Il conforto delle piccole  cose di cui uomini e donne non avrebbero avuto più bisogno – la carta d'argento del cioccolato, la senape gialla piccante nel vasetto di vetro, il gorgoglio e il plop dell'acqua bollente quando si fa il caffè".
























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