venerdì 20 febbraio 2015

Il Piccolo Principe





Credo di aver scoperto la poesia della vita nelle pagine de "Il Piccolo Principe", di Antoine de Saint-Exupery. E di aver conservato questa scoperta come un tesoro inalterato, anche se all'apparenza invisibile e piccolo, o forse irreale, per molti. Un tesoro che nessuno potrà più sottrarmi, per quanto sia smisurato e inestimabile nel suo valore, non solo letterario.
Ero davvero molto piccolo quando inciampai senza speranza dentro questa storia. Sarà stato il primo vero libro nel quale mi sono perduto, a cavallo tra le pagine de "I Quindici" e i primi racconti illustrati de "La scala d'oro". L'ho riletto in un giorno, dopo moltissimo tempo, ieri sera, e ne ho riscoperto la tenerezza dei tratti e dei sapori, il suo clima intriso di malinconia e di sogno, mai sentimentalista, nemmeno per un istante. La sua poetica immediata, senza fronzoli, ma essenziale e luminosa, rimane qualcosa di indimenticabile e toccante.
Un libro piccolo e raro, dove sono contenute le tratte di più mondi paralleli, a partire dalla bellissima dedica a Leone Werth, dove il narratore domanda perdono ai bambini per aver dedicato questo libro a una persona grande, e rettificando poi sul finale della stessa dedica scrivendo così: "A LEONE WERTH quando era un bambino". Incantevole: solo questo particolare, appena prima di cominciare il viaggio, è parte del suo seme, del suo profumo. È già dentro il nucleo del racconto.
Non dimenticherò mai il disegno numero uno, la casetta con dentro la pecora, così come i quarantatré tramonti, e quel passaggio delicato, fatto di cristallo, così palpabile, da trascinarmi con lo stesso nodo alla gola nell'intimità di un luogo misterioso e tremendamente famigliare: "Avevo disfatto la sua sciarpa d'oro. Gli avevo bagnato le tempie e l'avevo fatto bere. Ed ora non osavo più domandargli niente. Mi guardò gravemente e mi strinse le braccia al collo. Sentivo battere il suo cuore come quello di un uccellino che muore, quando l'hanno colpito col fucile".
Allo stesso modo questo passaggio, così lieve e così tagliente, mi ritorna e mi rimbomba dentro come un colpo di fucile. Allo stesso modo dell'ultima scia di fumo e di quel rombo lontano e insondabile, che ingoiò nel nulla Antoine de Saint- Exupery nel suo Lightning da ricognizione, e che come concluse Nico Orengo, nella sua prefazione: "Anche per lui il desiderio della resa è stato troppo forte".
In questo libro ritrovo molte parti sincere e controverse di me, di quello che ero stato prima di diventarlo o anche prima di averlo perduto. Che mi parlano, sottovoce, senza assalirmi né stancarmi. Come l' amore delle cose piccole e lontane, che non ti lasciano mai solo.

0 commenti: