sabato 7 dicembre 2013

Tra chi si accade


Certi ricordi scorrono dentro, come una Coca Cola ghiacciata nella notte. Non fanno parte del pensiero, ma accadono: sono accadimenti comuni, come un urlo lanciato o trattenuto, una pisciata al muro e la sua risonanza.
Sentire la propria anima, come i rintocchi lontani da un campo da tennis. E ancora: ricordarsi e dimenticarsi non solo di quello che si patisce e si ricorda, ma anche di chi lo ricorda. Se mi dimentico di me che ricordo, questo ricordo mi appartiene e mi assale al collo dentro una strana fucina di perdita, che, nello stesso istante in cui si accende, si dimentica per sempre di me.
Stasera, nell'attesa di un amico, accanto all'edicola, c'era una ragazza in lacrime. Era  piuttosto vicina a me. Anche lei aspettava qualcuno. Si gingillava col telefono, ogni tanto alzava il capo e il suo viso brillava di pianto. La sua amica le arrivava incontro con un viso arioso e disteso, senza accorgersi ancora di quel patimento. Quando poi la ragazza le era più vicina e cominciava a parlarle, anche il viso dell'amica si ombrava, appassionandosi del medesimo tormento, che mi rimarrà segreto per sempre. Forse: come tutti quelli che si provano e che ci si illude di conoscere e di controllare. Quello che ci accade lo sentiamo nostro, senza tastarne l'assoluta estraneità.  Quello che non ci accade, invece, lo sentiamo sempre più lontano, pur temendolo, ma senza mai tastarne e verificarne l'assoluta intimità. L'assoluta e insanabile  consanguineità tra chi si accade, non accade e ci accade. 

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