mercoledì 13 maggio 2009

Il valore di un testo


Non mi piace misurare in spazio o in numeriche esatte tutto quello dove il mio desiderio di lettore si imbatte. Né mi ossessiona cercare il meglio soltanto perché scrivo. Forse il bello dello scrivere sta tutto nel dover ricorrere al nutrimento prezioso e indispensabile della lettura, al ruolo del lettore, come se fosse imposto, per rimanere a galla e respirare meglio nelle parole.
A volte scelgo un libro come trovo un fosso, nel buio ancora meglio, anche senza l'auto, che forse è la dimensione migliore, perché ti consente di infangarti della sua intensità e lasciartela scorrere addosso, come l'acqua sporca.
E poi riprenderlo nel tempo e ritrovarselo più sporco ancora, più bello, più cattivo nel suo fango, che entra e non sa più uscire.
Per cui penso che per ciascuno di noi esista un percorso individuale e mai assoluto di letture, così come di incontri, di accadimenti, che debbano semplicemente schiuderci e quindi ingoiarci.
Nel loro fosso vitale.
Nella bellezza del loro primo buio.
Ecco, secondo me, il loro valore.
l.s.

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