giovedì 10 dicembre 2015

Dal Prologo de "La calzolaia ammirevole", di Federico García Lorca




PROLOGO

Sipario grigio.

Compare l'autore. Esce sveltamente. 
Ha in mano un foglio.


L'AUTORE. Rispettabile pubblico...(Pausa) No, rispettabile pubblico, no, pubblico semplicemente, e non perché l'autore consideri non rispettabile il pubblico: tutt'altro; ma c'è alle spalle di questa parola come un delicato tremito di paura e una sorta di supplica che l'uditorio sia generoso con la recitazione degli attori e l'ingegnosità del lavoro. Il poeta non chiede benevolenza ma attenzione, perché son molti anni che ha saltato ormai la spinosa siepe del timore che provano per la sala gli autori. Per quest'assurdo timore, e perché nella gran parte dei casi il teatro è diventato un'impresa commerciale, la poesia si ritira dalla scena in cerca d'altri ambienti dove la gente non s'allarmi se un albero si trasforma, poniamo in una palla di fumo, o se tre pesci, in virtù d'una mano e di una parola, si convertono in tre milioni di pesci per placare la fame d'una moltitudine[...].

Dal Prologo de "La calzolaia ammirevole". Farsa violenta in due atti, di Federico García Lorca











2 commenti:

Eletta Senso ha detto...

Magnifico. Perfetto.

luigi ha detto...

Ciao, Eletta!
Ero convinto che avresti colto in pieno lo spirito e l'ardore di questo estratto di prologo.
Un saluto affettuoso e grazie della visita.
l.s.