sabato 16 agosto 2014

A un venditore di profumi


Al passaggio della cesta di biscotti, quello che spicca è il profumo inconfondibile, che desta dal torpore qualsiasi persona vi si imbatta in quel momento. La scia del profumo precede di poco il richiamo terso della sua voce, con il suo annuncio caldo e amico, che si fa breccia tra la folla indolenzita e assonnata, intorno alle tre. Ogni volta che passa, quel venditore di biscotti si ferma a parlare con me. Una breve sosta, dove mi avvolge e mi sommerge nel profumo della cesta ancora piena e delle sue parole, qualche suo frammento ispirato o breve resoconto – ieri mi ha raccontato di un gruppo di bambini che gliel'hanno riempita d'acqua quella cesta di biscotti. Un giorno o anche più di un giorno: per gioco e nell'indifferenza assoluta degli adulti. È successo.
Nel passaggio successivo la cesta con i biscotti è quasi vuota, ma il profumo è rimasto lo stesso. La stessa fragranza e inconfondibile intensità dell'andata; così come il suo annuncio caldo e amico. E sempre ieri, poco prima di andare, parlandomi della sua famiglia,  quel venditore di biscotti mi ha detto che un uomo si riconosce di sera, quando si corica e si rapporta in solitudine con le sue ombre. Solo in quel momento. Un uomo si riconosce di sera, sul tardi, mi diceva il venditore, quando non rovescia le sue ombre addosso agli altri che gli stanno intorno, ma quando invece le patisce da solo, nel buio, poco prima del sonno. Muto e solo al mondo, così.
L'ho visto allontanarsi, con lo stesso vigore radioso, nel pomeriggio, come un personaggio asciutto e pietroso dell'Odissea. La sua ombra leggera, ancora la stessa scia profumata, sempre più lontana. Come sempre, poco prima delle quattro. Poi basta.

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