giovedì 21 novembre 2013

Chi si mette in gioco:


Chi si mette in gioco in parte si mette anche in giogo. Lo scegliere di tracciare anche un solo rigo, è come disporre una tavola imbandita sull'orlo di un abisso, dove ceni al buio e sul tardi, e qualcuno da una finestra sporca ti guarda. 
Una ragazzina sogna di soffocare nella sua stessa treccia, perché i suoi nonni non vogliono che sciolga più i capelli nel sonno, per una sorda superstizione.
Il tramonto cola di vomito sulle grandi campagne.
Un gruppo di ragazzini, si vanta di avere intravisto e poi palpato le mutandine nere di una cameriera zoppa, durante un suo momento di abbandono per un capogiro – o forse uno sgambetto: qualcuno di loro le ha impugnato l'orlo di una gonna con i denti, minacciandole il viso rugoso, i capelli e gli occhi  storti con l'accendino. (Un genitore di uno dei minori, soddisfatto,  racconta della sporca impresa al suo vicino).
Una ballerina si abbassa per allacciarsi una scarpetta al polpaccio, quando arrossa una sola guancia, accennando appena lo sguardo di streghina verso l'alto. Le luci si spengono in ritardo.
Un branco di cani, poco più avanti, squarcia una gallina.
I libri antichi schioccano come spighe, mentre i topi sbrillano e accordano i liuti sulle loro rovine.
Chi si mette in giogo in parte si mette anche in gioco.
In questo strano tempo, scriversi addosso è come farsi sotto: o è come dirsi di essere Napoleone Bonaparte: o sentirsi assonnare sul collo calmo di Dio...
Ingoiare una treccia rediviviva, nel sonno pieno, ed incontrare in un cantuccio il veliero della morte.
Per bruciare vivo, in un casale di fieno, dove non ci sono più porte.

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