Ho sbronzato con il grasso
bel rosso d'Ischia
dai vetri
della cucina in blu
della nonna
Elvira – morta nella notte:
un infarto sbarrò
nella gola
il pianismo di
Enrico Simonetti
e il suo intimo gran
balzo
nel mozzo febbraio del buio,
ascoltato quel
sabato poco prima
della nostra
premurosa buonanotte
alla televisione
radio nazionale–
colmandoci l'ansia
del pasto,
l'incarnato di pace
diabetica
del suo viso appena
raccolto
alla tristezza dei
capelli la sera,
appena stanchi e
meglio legati
alla nuca se non più
riportati
da mia madre in un a
solo indaco
e così assai medico
e meno loquace,
contandosi tremanti le ultime pillole
di Carvasin
dalla cucina ancora più scialba,
governava una gabbia
di uccelli gracili.
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