lunedì 24 settembre 2012

Consonanze e atmosfere: Vargas Llosa, Burgess, Faulkner?



Leggendo e inoltrandomi nella lettura avvincente de "La casa verde", di Mario Vargas Llosa, ho rivissuto le atmosfere e la freschezza de "La trilogia malese ", di Burgess, (i tre romanzi nati e sviluppati come testimonianza dei quattro anni di permanenza di Anthony Burgess in Malaysia quando, da insegnante incaricato, si trovò ad assistere al pieno processo di mutamento e di trasformazioni storiche, politiche e sociali del paese), e per la fluidità e la modernità dei dialoghi e della struttura stilisitica, anche qualcosa de "La paga del soldato", di Faulkner. Sensazioni forse rievocate dalle luci della storia e delle vecchie altre storie delle quali ogni storia al mondo è impregnata, di scritte, di mai scritte, di non ancora scritte ma che sono già nell'aria, e che sono ritornate a rivivere grazie a quell'ultima, per uno strano meccanismo di scintillio e di consonanza fra zone linguistiche e geografiche anche lontane (L'Asia di Burgess e l'America meridionale di Vargas Llosa), ma che sperimentate dentro qualcuno ritrovano tra di loro un certo nesso, una rispondenza, anche solo per qualche piccolo punto, un solo dettaglio un profumo o una freschezza comune che poi le confonde.


Questo aspetto mi fa riflettere, Nella scrittura appaiono e si inrociano mondi molto diversi, alcuni più noti e identificabili, perché già sfiorati o conosciuti con l'esperienza viva di un approccio, altri invece più complessi, perché intrecciati a situazioni più interne e oscurate da altro, se non dalle loro stesse penombre. O forse perché rimasti ancora incastrati, in attesa che qualcosa o qualcuno li ritirasse fuori. La forza evocativa ed espressiva di un romanzo, (in questo caso di questo meraviglioso e originale affresco, originato da esperienze personali di viaggio di Llosa e della sua permanenza nella città di Piura che si trova in Perù, che è diventato "La casa verde"), è quella di estendersi dai confini della sua struttura, dal suo contenuto in grossa parte autobiografico o dai suoi aspetti formali, verso tutto quello che vi è di più impalpabile e di ancora invisibile dalla sola cronaca di quel mondo, quindi non battuto e rivelato del tutto, ma di cui si saranno un tempo nutrite, in qualche modo, le parti vive e sensibili dell' autore. Un tipo di matrice oscura ma viva, dove spesso più affluenti sensibili vanno ad incrociarsi. I libri, e le atmosfere descrittive che evocano immaginazione di luoghi lontani, nascono e si incrociano, come nel caso di Llosa e di Burgess nelle loro opere, da momenti di vita reale misti ad altrettante sfumature di possibile romanzato e finzione, integrate spesso in una soglia ricettiva delicatissima che le fonde e le espande in un certo unicum superiore. Ma anche di una possibile porzione di inverosimiglianza e di fantastico, che ritorna in una certa forma e riconduce verso altri mondi e canali. La ricchezza di un testo sarà anche quella di contenere lo spasmo della ricerca di chi scrive, ormai avviata, che è stata compiuta in corso d'opera ma che è ancora in atto, mai interrotta neanche a libro finito, perché passata come una staffetta nell'alveo immaginario del lettore più lontano, con tutte le sue personali esperienze pregresse o ricerche personali ed emozionanti ancora in atto, mai abbandonate perché incastrate in un suo deposito ancora vivo e fresco di memorie.
In effetti i libri cominciano a smuoversi e ad essere riscritti dagli occhi di chi li incontra. Ne "La trilogia Malese", di Burgess, arrivavano gli odori dei luoghi, anche quello del succo ghiacciato di pomodoro e il ronzio dei ventilatori e della pioggia battente, con la grande potenza delle luci e del fascino di certi confini, che incontrando altre zone del romanzo di Llosa e anche di William Faulkner, come per simpatia, si sono avvicendati in una stessa comune vibrazione, almeno nella mia memoria e quindi anche nel mio presente, nell'atto in cui questi elementi evocati ritornano alla luce e si confondono, facendomi però anche più chiarezza intorno e dentro.
Il tocco di Llosa è asciutto, originale, preciso e ispirato.  Nella prefazione al suo romanzo, intitolata "Storia segreta di un romanzo", dice anche questo: "Le esperienze personali (vissute, sognate, ascoltate, lette), che furono lo stimolo originario a scrivere la storia, rimangono così maliziosamente mascherate durante il processo della creazione che, quando il romanzo è concluso, nessuno, sovente neppure lo stesso romanziere, può ascoltare con facilità quel cuore autobiografico che batte fatalmente in ogni opera di finzione. Scrivere un romanzo è uno strip tease a rovescio, e tutti i romanzieri sono discreti esibizionisti". 

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