Nei percorsi letterari, o affini, uno scrittore non può prescindere da alcuni parametri fondamentali.
La struttura e la sonorità. Qualsiasi sia il suo genere, deve avere ben tese queste due ali. Ben robuste ed equilibrate.
Una scrittura deve avera una buona pasta di suono, personale, inimitabile, anche se sporca, deve avere un suono proprio, che non è la stessa cosa dello stile. E poi anche una buona struttura, un impianto dove la sua voce possa accordarsi e ricordarsi in qualche modo. Senza suono una struttura non si muove. Senza struttura un suono è un semplice ronzio di insetto, ma in ogni caso conta molto lavorare dall'interno. Uno scrittore che non lavora dall'interno e cerca solo lettori o metodi perché questi lettori si affollino sulla carta moschicida di un certo richiamo, o di una certa moda – che decida quale sia il richiamo giusto per scrivere bene –, non avrà mai un suo suono. Potrà lavorare sulla struttura, anche un fisico o un ingegnere potranno lavorare perfettamente su di una struttura o su di un impianto, ma non sulla personalità o sul dolore di un suono. Sulla purezza, sulla coerenza o l'influenza di un certo suono interno, e internato da una propria esperienza intima e non programmata per alcun tipo di futura condivisione, – altrimenti non avrebbe quella giusta intimità e profondità per definirsi una vibrazione interna.
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