Alcuni paragrafi possono dire qualcosa di nuovo e trafiggerti di questo nuovo che già sai. Non tutte le cose che si sanno sono vecchie, e nemmeno le cose già viste e già lette sono o diventano vecchie. Non credo che abbiano tempo. Le cose che si sanno, di solito, non hanno tempo, e diventano nuove quando vengono dette e riascoltate in modi e in momenti particolari della propria vita – saranno quelli allora le lancette imperfette?
Ci sarebbe da interrogarsi sul rapporto tra il tempo e le parole, ma preferisco abbandonarmi al vivo di questo stralcio, da un libro straordinario, un regalo di Natale fatto a mia sorella, che ho preso in prestito per la seconda volta, e nel quale scopro sempre nuove cose da cose che già conoscevo e che ritornano, per un incanto, conosciute e sconosciute insieme. Cose che si conoscono senza saperle davvero, fino a quando non c'è qualcuno che ti ricorda, con la sua voce, della loro esistenza. (Sarà questo allora il senso misterioso del leggere e dello scrivere?).
Una come questa, per esempio:
Per molto tempo non udii nulla, poi alcune parole, di cui per lo più non capii il nesso, infine delle parole che si riferivano chiaramente all'attività letteraria dell'industriale. Nell'ultima settimana aveva fatto enormi progressi, disse l'industriale, e aveva intenzione di continuare così. "Anche se ho distrutto tutto quello che ho scritto finora," disse "ho fatto lo stesso enormi progressi".
Da Perturbamento di Thomas Bernhard
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