Se la nebbia entrasse di furia dai balconi e raggiungesse dalle finestre socchiuse le anime nel loro sonno e le gole con i loro visi, ingoiando insieme a loro le prime voci della sera, il flusso dei sogni, dei rimpianti, dei dolori? Dalle strade rimarrebbe specchiato quel silenzio lugubre di iniziazione, che ricorda quello sospeso di una classe e di un'intera vita murata dai vetri appannati, quando il dito gelido dell'insegnante scorre sul registro per un'ultima interrogazione. Un silenzio fobico e primordiale, che trema e che tace dentro il nero dei grembiuli, come il tramonto di un grande peccato.
giovedì 26 gennaio 2017
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