Lambire il vuoto, con un proprio pensiero scritto. Un pensiero essenziato del suo vuoto e che si posa sul vuoto, come l'uccello grigio sul filo della luce.
In questo tormento di dirsi, questo vuoto che divora il volto.
Scrivere del vuoto e nel vuoto sarà solo concime per il vuoto. È solo in quest'intercapedine che vi si azzarda il senso. Dentro quest'atrio assolato, dove si mischiano i saltelli sulla corda con i fantasmi del bucato, non riemerge un suono vivo dall'abisso.
Dentro il vuoto si ha vantaggio di non correre mai rischio di essere in anticipo o in ritardo. Si trascende, con la propria inesistenza o invisibilità, l'accidente comune del tempo. Si rimane in eterno metamoderni, fino al profondo più azzurro di glaucoma.
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