Se io decido di esprimermi ho fatto una scelta.
Qualsiasi sia la formula della mia espressione, della mia dimensione, ho già scelto una mia parte con cui mettermi in gioco. Esisteranno persone che concorderanno con questa mia scelta, in qualsiasi modo essa venga sviluppata, gestita, anche dalle prime bozze, quelle più catastrofiche, ma anche quelle più pure e più vive: già da quelle gli estremi di questa scelta comporteranno degli schieramenti e quindi altre scelte rispetto alle persone che testimonieranno quella particolare esperienza espressiva.
È molto difficile che qualcuno che scelga di consigliarmi, abbia la volontà di sentire, di approfondire e di vedere oltre il proprio naso. Anche con tutti gli elementi a posto e in ordine, quelle stesse persone e consiglieri, sentirebbero la mancanza di quello che è stato appena aggiunto e dimenticando di essere stati i primi a consigliare certe direzioni, cercherebbero a tutti i costi di eliminarle, additando in primo luogo le mie ultime revisioni.
Questo è un lato spinoso dell'esprimersi. La resistenza al condizionamento, al vivere qualsiasi giudizio, anche il più autorevole, come l'espiazione di un debito, la frustrazione, il senso di colpa di non scrivere come chi ti ha letto vorrebbe che tu scrivessi. Del pensare di averlo fatto con le mani sporche, senza incarnare lo stile e la mano degli scrittori amati da chi ci legge e ci giudica. Così come trovo giusto, invece, l'accogliere e il riconoscere con gioia, il consiglio o la critica di chi non si pone come un censore ma come un benefattore della mia espressione.
In ogni caso queste sfere di giudizio non saranno mai troppo nette e riconoscibili e nemmeno sempre così veritiere, né le buone e nemmeno le cattive. Anche in quel caso è importante scegliere quanto peso dargli. Conoscere la storia e annusare il valore di chi mi giudica.
Quando si sceglie di dire, è molto importante porsi con la relativa lucidità e obiettività, senza sentirsi sporchi e in debito per il solo fatto di aver scelto una voce. Di avere deciso di esprimersi con una scelta, senza chiedere prima il permesso, in attesa che la stessa fosse concordata ancora prima di essere, come forse si vorrebbe.
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