sabato 15 dicembre 2012

Rivisitazioni e ricordi su "L'uccello dipinto" di Jerzy Kosinski



In Kosinski e nell'incredibile affresco L'uccello dipinto, ho intrapreso un viaggio molto tortuoso e stupefacente, cominciato dalle letture di mio padre, quando lo stava recensendo e me ne parlava. 
Ma io ero ancora piccolo, eppure i suoi sprazzi orali su questo testo avevano cominciato a inumidirmi della sua vernice pesante e profumata. 
Un libro atroce, quanto denso di verità e di misteri. Secondo il grande drammaturgo e scrittore Arthur Miller, una sferzata mentale, ed è stato anche il libro che ha maggiormente colpito, in assoluto, Luis Buñuel. Anaïs Nin lo reputa insuperabile tra i testi che affrontano il tema complesso del terrore e della crudeltà fisica, ma anche per la profonda bellezza del suo stile.
Ma dalla voce paterna, che durante il giorno, mano a mano che percorreva le parti della storia me ne parlava, io assimilavo sensazioni vaghe, curiosità per questo grande ritratto in nero sulle vicissitudini spaventose di un ragazzo dai capelli neri e la pelle olivastra, quindi un diverso, – un ebreo o forse uno zingaro – abbandonato durante la guerra dai suoi genitori e precipitato nell'inguine dei villaggi, all'interno di una civiltà contadina violenta, paludosa, sterminata e abissale, che lo ingoia, lo matura, lo tortura, lo terrorizza.
Ma tutto questo ancora non lo sapevo, forse lo sapeva il mio naso dalle parole di papà.
Questo scritto ha riverberato per anni nella mia vita, ancora prima dei miei primi romanzini d'adolescenza, scritti sui quaderni delle elementari, dove forse mi nutrivo di tutt'altro ma non di parole, forse della mia lava che ancora ribolle e confonde, indisturbata. 
Molto tempo dopo, invece, recupero il testo di Jerzy Kosinski, tra l'altro nell'edizione integrale di Longanesi, la stessa di cui era in possesso mio padre durante la sua recensione, che mi pare di ricordare fu molto positiva – e mio padre non era affatto incline alle recensioni molto positive. 
Riaffrontare il testo, dopo molto tempo, e rivisitarne il contenuto dopo le ombre familiari dei tempi lontani, mi ha creato un effetto ancora più suggestivo, un filtro ancora più fisico e vivo attraversava le trame dense della narrazione, e poi adesso vi entravo da solo, senza guida e riferimenti, dentro quei boschi sconfinati della storia, la sua grana di incubo, la maestosità delle tinte e del buio, un buio liquido e mobile, un buio classico, in certi momenti è Tassesco, in contrappunto alle sferzate alla Bosch che ammantano tutto il percorso.
Voglio scorporare questo passo, per rendere palpabile la sensazione di mobilità e liquidità di questo drappo opprimente, scritto in maniera superlativa, un ritratto vivido e raro sulla contiguità del terrore e della crudeltà all'innocenza e all'amore:

Oramai l'oscurità poteva essere toccata, stretta tra le dita come un grumo di sangue coagulato, sfregata sulla mia faccia e sul mio corpo.

Solo da questo primo punto, si avverte tutto il gravame e la lucentezza dell'invenzione, il fattore visionario che alterna peso a liquidità, masse pietrose a flussi liquidi in perenne coagulazione. Questo è un fattore che modula nella descrizione, che la investe di un alone di magia e di dinamiche impressionante.
Continuando:

La bevevo, l'ingurgitavo, ci soffocavo dentro.

Questa è una conferma netta di quello che ho appena scritto. L'oscurità esasperante che si assottiglia come un liquido, ma un liquido fangoso, che soffoca; la immagino piena di depositi calcarei, torbida, stagnante, letale, melmosa.

Essa delineava nuove strade intorno a me e trasformava il campo piatto in un baratro senza fondo

Ecco lo scenario madre dove si innesterà il vagabondaggio del nostro piccolo eroe. Un innesto di putrido, di magico, che dislaga e che ingoia come un lupo. 
Quest'ultima parte è cinema puro. Un'impennata magistrale di prospettive, di profondità vorticose, come solo la grande letteratura può suggerire e ispirare al mondo dell'immagine.
Lettura fondamentale per i cultori della narrativa contemporanea.
Kosinski in questo romanzo è gigantesco. 



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