martedì 2 marzo 2010

Il Mallarmé del Sonetto II nel finale di Bassani

Con l'inserimento dell'incipit del Sonetto II di Stéphane Mallarmé in chiusura del romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini, Bassani mi ha intrigato e insieme sorpreso, forse perché era piuttosto vicino il mio interessamento all'oscuro poeta francese e a detta di alcuni critici il più impenetrabile e forse in apparente contrasto con il nitido e doloroso epilogo della storia, già mirabilmente anticipato nelle prime pagine. 
Tra l'altro l'inserimento è trascinato con tutta la forza originale del testo, come se sgorgato dalle ultime immagini vive di Micòl, o a quello che pensava, che ripeteva o preferiva insieme al passato: il caro, il dolce, il pio passato". Forse per il semplice turbamento da ultimo atto, dopo tante pagine così precise di grande malinconia e isolamento della perdita - e per qualcosa di mai veramente ottenuto -che ho recuperato una citazione sul verso del Thibaudet, dove il T. usa la definizione più vicina a quello che avrebbe potuto rappresentare per il Bassani quell'ultimo incastro: Definizione dell'oggi attraverso la somma degli attributi inerenti ai suoi tre epiteti; definizione del presente, della gioia essenziale di ogni mattino della vita". E tutto questo mi fa pensare. Ancora.
Le vierge, le vivace et le aujourd'hui: Il vergine, il vivace e il bell'oggi. 
l.s.

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