Scendo sul tardi. Devo trovare l'edizione della Gerusalemme del Tasso che sto cercando da giorni. Penso all'Einaudi, con le note accorpate alla stessa pagina del testo e l'opera contenuta in un unico volume.
Il clima è mite, per niente autunnale, se non per la malinconia fitta del passeggio che lascia affiorare volti stanchi, distratti, affogati dalla responsabilità vitale del tempo libero, sempre così difficile da gestire.
Lungo il tratto di strada che mi porta alla libreria, uno stormo di acquerelli e tele fresche d'autore, alcune intense di un rosso arancio molto caratteristico e carico, spianato su comignoli appuntiti ed orientali di una città quasi addormentata.
Il corridoio delle tele mi accompagna fino alla piazza centrale, quella che poi mi porterebbe alle funicolari o, nel mio caso, alla galleria.
In libreria a colpo sicuro trovo ben tre edizioni diverse dell'opera del Tasso. Preferisco l'Einaudi, per un isitnto o per la certezza di trovarla corredata delle note nel punto esatto dove le cercavo.
L'acquisto mi emoziona. Penso all'attacco del primo canto, nella mia cucina, e a quanti potrò divorarne nei fumi dell'inverno, sul tavolo di marmo, bevendo il mio caffè pomeridiano.
Ritorno, rallentando il passo.
Negli occhi i primi mandaranci della stagione e le castagne di Montella, grosse come mele.
l.s.
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