Questo è il secondo film del regista Stanley Kubrick.
L'ho visto più di una volta e riesco a ritrovare dentro ogni scena sempre un qualcosa di nuovo, che la volta precedente mi era sfuggito.
Nell'uso della macchina, nelle scelte mirate delle luci, negli ambienti e sul volto dei personaggi (memorabile, a mio parere, una delle prime inquadrature in cui l'attrice protagonista Irene Kane è alla finestra, di sera, e guarda fuori) si rivelano le caratteristiche inequivocabili e lampanti di un grandissimo cineasta moderno e innovatore; basterebbe solo quella fotografia iniziale o la delicatissima scena della ballerina, a delinearne la grande e profonda sensibilità; penso che sono le piccole cose, i particolari minuti, impercettibili, a fare la differenza. Questo avviene nel cinema, nella letteratura, nella pittura e nelle arti, in genere.
Insomma uno scrigno di spunti e di informazioni preziose da considerare anche nella stessa logica dell'economia narrativa, che nel cinema vive di tempi ristretti, immediatezza, limitazioni.
Tra l'altro la storia è scritta dallo stesso Kubrick e scorre con una linearità rigorosa, pur risultando semplice e senza troppi intrecci. Un noir molto utile per capire il linguaggio del primo Kubrick e apprezzarne in seguito lo sviluppo della sua poetica e l'impianto della sua ricerca.
l.s.
L'ho visto più di una volta e riesco a ritrovare dentro ogni scena sempre un qualcosa di nuovo, che la volta precedente mi era sfuggito.
Nell'uso della macchina, nelle scelte mirate delle luci, negli ambienti e sul volto dei personaggi (memorabile, a mio parere, una delle prime inquadrature in cui l'attrice protagonista Irene Kane è alla finestra, di sera, e guarda fuori) si rivelano le caratteristiche inequivocabili e lampanti di un grandissimo cineasta moderno e innovatore; basterebbe solo quella fotografia iniziale o la delicatissima scena della ballerina, a delinearne la grande e profonda sensibilità; penso che sono le piccole cose, i particolari minuti, impercettibili, a fare la differenza. Questo avviene nel cinema, nella letteratura, nella pittura e nelle arti, in genere.
Insomma uno scrigno di spunti e di informazioni preziose da considerare anche nella stessa logica dell'economia narrativa, che nel cinema vive di tempi ristretti, immediatezza, limitazioni.
Tra l'altro la storia è scritta dallo stesso Kubrick e scorre con una linearità rigorosa, pur risultando semplice e senza troppi intrecci. Un noir molto utile per capire il linguaggio del primo Kubrick e apprezzarne in seguito lo sviluppo della sua poetica e l'impianto della sua ricerca.
l.s.
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