Il disegno terso di un grido sforma il pomo nudo dal nodo di una cravatta a lutto, la fascia tesa sul braccio occluso dall'ultimo infarto.
L'uomo, che è molto sudato, le si avvicina e si accovaccia, mentre la sua prima figlia
si impregna della sua tosse vecchia e sorride al mare verde come appena dipinto, dalla vasca.
Si levano pavoni distanti, dalle piume spruzzate di rame, con dei flautini infranti nelle gole azzurre.
Le reti pulsavano di marmore, nel fumo rosato del tramonto. Le tirava una donnona dalle braccia grasse, i polpacci affossati e arrabbiati di vene.
Qualcuno che poi ha sentito uno sparo; qualcun altro uno schianto sordo, dal villino
liberty e triste lì accanto.
Più tardi ancora, nella notte fonda: il rimbombo tombale di un pianoforte.
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