Magnifico volume di acquisizione paterna delle poesie di François Villon, forse il primo e autentico poeta maledetto francese, operante nell'alveo di una Parigi del XV secolo tra ballate e privati misfatti, tali da riservargli la condanna per impiccagione: una mirabile prima edizione italiana del 1959, da mozzare il fiato, con le pagine blu scuro alla sommità 22 tavole f. t. in nero di Michele Ranchetti, rilegato in tela. Giusto ieri sera, mettendo un po' d'ordine, ho dato una scorsa al testo, a questo poeta oscuro e francese che almeno all'inizio degli anni sessanta, o forse ancora oltre, non sembrava ancora molto noto ai lettori italiani. Ma io ancora non c'ero: dovrei essere perdonato. In letteratura c'è sempre tempo.
Il testo compare nell'originale e nella traduzione italiana di Nella De Paoli e Roberto Vecchi.
Un assaggio:
"Mes jours s'en sont allez errant
Comme, dit Job, d'une touaille
Font les filetz, quant tisserant
En son poing tient ardente paille:
Lors, s'il y a nul bout qui saille,
Soudainement il le ravit;
Si ne craings plus que riens m'assaille,
Car a la mort tout s'assouvit.
I giorni miei sono volati via
come, per quello che Job dice, fanno
i fili della tela, quando stringe
nel pugno il tessitor la paglia ardente:
se avviene che gli sporga qualche capo,
sollecito l'afferra e poi lo brucia.
Io più non temo che nulla mi nuoccia:
la morte pone fine a ogni cosa.
Da "Le Testament" di François Villon (Paris 1431)
2 commenti:
Bellissima la storia del primo poeta maledetto... ho visto un po' di storia su internet...
Non lo conoscevo... Quindi, grazie!
Sandra
È davvero molto interessante Villon, poeta dalla scrittura potente e dallo stile ombroso e personalissimo. Proprio stamattina ho visto una piccola edizione delle Ballate, con una piccola introduzione critica sull'autore, il quale all'improvviso...scomparve nel nulla.
Grazie ancora della visita,
luigi
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