martedì 8 maggio 2012

Comunicazione e semplicità

Nei prossimi post vorrei affrontare un tema che mi è molto caro: quello dei moduli della comunicazione di un testo, relati soprattutto al mito della sua indispensabile semplicità, come condizione necessaria e sufficiente perché il testo sia valido e funzionale. Fruibile.
Che cosa è allora il semplice? Sento parlare con sempre più foga dello scrivere semplice, farmaco indispensabile e salvavita, che sembra così immediato nelle sue accezioni, ma che invece tende a confondersi con altro, così come quando si parla di classico in musica, erroneamente, si confondono tra di loro forme musicali considerate tutte classiche, anche se diverse per stile e lontane centinaia di anni l'una dall'altra (sarebbe molto più corretto parlare di musica colta).
C'è qualcosa che non quadra. Ritornando al mondo della scrittura di parole:  se devo comunicare per iscritto a un mio parente, che sta per affrontare un viaggio per venirmi a trovare, la necessità, o anche il solo desiderio, che mi porti i limoni del suo giardino, dovrò cercare un sistema diretto, poco sofisticato, che mi consenta di infondergli la mia intenzione. Dovrò parlargli di limoni, se è quello il frutto che mi preme ricordargli, non di castagne, di mirtilli o di fragole. Cercare di dare una centratura alla mia missiva in modo tale che il mio parente si appresti ad alleggerire il ramo della sua pianta soleggiata, poco prima di partire e quindi di esaudirmi – sempre se quella non sarebbe stata comunque la sua intenzione, anche senza una mia sollecitazione. Ma nulla potrà garantirmi al cento per cento che il mio parente ricorderà di omaggiarmi dei suoi limoni: è per questo che dovrò fare il possibile perché la mia richiesta sia chiara, cortese, non pretenziosa, nemmeno troppo sottomessa o al contrario arrogante. Questo perché oltre a chiarire il concetto è anche importante il modo di porlo. Una cosa è dire: "Razza di stronzo, me li stacchi due limoni da quella pianta di merda, prima di partire?", un'altra è "Quanto sarei felice di odorare i limoni della tua pianta. Mi ricordo ancora la luce del mare e tua moglie che mi riempiva una busta, la scorsa estate...". 
Una formula esatta perché il parente arriverà a casa mia con i limoni, non esiste, nonostante moltissime persone siano convinte che i lettori abbiano bisogno di essere telefonati in piena notte per ricordare loro di aggiungere i frutti al loro bagaglio a mano. Che un linguaggio telefonico costituisca una garanzia, mentre una forma più impalpabile e oscura sia un segno di deficienza, inefficienza e interferenza con il frutto, è il caso di dirlo, della mia richiesta. Se il mio parente dimentica, non ci saranno formule magiche  né garanzie perché ricordi. Anche una telefonata, allo stesso modo della lettera, potrebbe rivelarsi oscura e lontana, anche usando il minimo delle parole necessarie. 
La comunicazione tra un lettore e uno scrittore non può racchiudersi in un criterio standard di riferimenti, di postulati, di assiomi, di condizioni, accomunate dal culto vago dello scrivere facile come se il facile, il chiaro o il semplice (tra l'altro sono tre cose molto lontane l'una dall'altra, se si trova il tempo di approfondirle in dettaglio) implichino in assoluto l'immediato.
È quello di cui mi piacerebbe parlare in alcuni dei post successivi, attraversando una carrellata di scrittori che ho amato molto, che mi hanno formato, e non solo informato, ma avendomi anche raggiunto e rapito per strade e per forme stilistiche diverse, ciascuno con la propria sensibilità, il proprio mood, la propria formula errata, ma non certo per uno stesso modo di comunicare e di semplificarmi il loro concetto, di chiarirmelo. Non è solo quello lo scrivere bene, secondo me. Può essere un aspetto importante in alcune fasi, ma non è quello determinante. Assolutamente no.
È ben certo, però, che questi meravigliosi parenti acquisiti e sconosciuti che cercherò di condividere più avanti, ciascuno col proprio strumento personale, mi hanno fatto riempire le buste di limoni profumati, alcuni ancora screziati di verde, senza trascurare, in nessuno dei viaggi intrapresi verso di loro, le loro diverse, complicate e oscure richieste.
Credo di partire con qualche estratto da Faulkner, poi adatterò mano a mano il mio piccolo viaggio esemplicativo con altri scrittori che ho molto amato e che amo ancora moltissimo. Una testimonianza di quanto sia varia e misteriosa la sfera di contatto e della comunicazione attraverso un certo approccio al linguaggio. Di quanto sia lontana da uno standard predefinito di eccellenza, di solo metodo, di verità e di comandamenti.

2 commenti:

Marco ha detto...

Ecco, Faulkner mi interessa parecchio, di questo scrittore non so nulla. Sarà interessante leggere qualcosa di lui, e i tuoi post naturalmente.

luigi ha detto...

Partirò con Faulkner, con degli estratti da due suoi lavori molto particolari: "L'urlo e il furore" e "Mentre morivo". Entrambi molto originali, di una comunicativa insolita, complessa ma anche indimenticabili per le scelte, le trovate, il gusto letterario, l'intensità e la potenza espressiva. Conoscendo le tue vedute, credo che sarà un autore che ti prenderà. Mi auguro di riuscire a rendere almeno in parte quello che ho provato.
saluti e grazie.
luigi