Estratto dal romanzo Not a soul, di Luigi Salerno:
In galleria le due donne alzano la voce, per continuare a comunicare. Poi la riabbassano, con il ritorno alla luce naturale.
“Quando viaggio, la mia vita mi sembra come più chiara. A volte più semplice”, poi abbassando gli occhi. Sua madre la guarda e non le risponde subito. Fingendo di leggere.
“Mi sento dentro il profumo di casa, ancora di più quando ne sono lontana. Riuscirei a dirti tutti i posti, con precisione. Ogni angolo adesso mi è chiaro, come se lo avessi davanti agli occhi”, continuando, Sophie, “ più mi allontano e più il profumo di casa aumenta. Mi fa bene allontanarmi. Da lontano, vorrei vivere tutto da più lontano, dal di fuori, mi sto spiegando, maman Isabelle?”.
“Che ore sono, Sophie?”.
“Mi stai sentendo o cosa?”.
“Certo, tesoro. Ti ho chiesto soltanto l'ora. Credo che il mio si sia fermato”.
È stata sempre l' abitudine di Sophie all'incanto, a creare nel loro rapporto quella sospensione sognante, fuori da un tempo, fatta di lunghe attese e di ritrosie, e poi, all'improvviso, le grandi confidenze, spesso anche molto intime, che nemmeno con le amiche più care Sophie e Isabelle si sarebbero mai scambiate. In quell'attesa, nella circostanza del viaggio e nel primo torpore pomeridiano, ritorna il silenzio nel loro scompartimento vuoto e nei loro cuori, in attesa che riaffiorino le loro voci, nel ticchettio scomposto della pioggia di Arles.
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