lunedì 18 gennaio 2010

La colomba pugnalata


L'anestesia e il relativo rapimento di alcune grandi pagine, da tutto quello che possa rappresentare qualsiasi altra cosa al di fuori del loro contenuto in quel preciso momento, può ritornare e svelarsi a distanza, come l'ago di una bussola che ti conduce a quel passaggio preciso, a quell'informazione che ne svela e ne rivela altre, a volte non considerate subito, e  risvegliando di colpo l'interesse per il momento e per tutto quell'altro, che in quella fase di lettura sembrava escluso e annebbiato.
Mi è accaduto con questo meraviglioso saggio di Pietro Citati su Proust e la Recherce, dal titolo "La colomba pugnalata", acquistato quest'estate in piena condensazione della lunga opera, terminata diversi mesi prima. Da quel passaggio della prima pagina, ritornano di colpo tutti gli elementi del luogo dove avevo aperto il libro, la vista profonda sul mare, i gabbiani del pomeriggio, l'angolo ancora ombrato della darsena, la direzione del vento, come se fossero tutti l'esatta continuazione di quell'interessante rivelazione: " le cose sono così belle nell'essere quello che sono e l'esistenza è una bellezza così calma diffusa intorno a loro".

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