Ritorno, tra i miei altri ritorni a testi più recenti o più lontani, alla segregazione fantastica e visionaria che mi ha regalato - e dove mi ha piacevolmente relegato - lo scrittore inglese Patrick McGrath, con il suo "Grottesco". È un libro da analizzare in un'angolazione diversa dalle altre strutture; in una prospettiva particolare per coglierne lo spirito nella sua evoluzione, molto nera e sinistra quanto fresca di dinamiche e situazioni, che pur nella loro raggelante lucidità, ne dilatano i confini verso altri territori, che prescindono dal solo sviluppo del suo pregiato e misterioso meccanismo dell' azione. È vero, riconosco a pieno la sapiente ibridazione, ottimamente riuscita, tra i respiri serrati della black comedy e le spire minacciose del gotico. Bellissimi i tratti ambientali, così porporini o a volte fiochi, mai fiacchi o rallentati, ma distesi e raccolti nella claustrofobia della famiglia, dei riferimenti che si sfibrano e che si muovono insieme alle ossa dei suoi reperti, della maledizione della paralisi e dell'intruso Fledge. Lo stare di spalle a una parete, con la vita che gli si muove e gli spiffera a dispetto del suo sguardo, è un altro accento importante, sul quale l'autore batte ancora, dimostrando così quanto conti nel suo affresco l'analisi profonda di una condizione umana e quante diverse e parallele umanità si intreccino in contrappunto nel grottesco, fino all'eccesso del mostruoso.
Eleganza e padronanza stilistica. Il testo scivola nelle sue tenebre ma si riaccende. Anche il tipo di articolazione dell'impianto narrativo, si muove con strane sintonie temporali, come la falcata di un grande uccello che sceglie le sue zone di tempo e di atterraggio in base alla saggezza limpida e spietata di un istinto perfetto e infallibile: credo lo stesso di McGrath, nel diaspro sanguigno e originalissimo di questa sua grande prova.
l.s.
1 commenti:
Oddio... io sto leggendo invece di Varlan Salamov I RACCONTI DELLA KOLIMA...
Scritto benissimo, ma di un pesante!
Dopo una giornata di lavoro ti metti a leggere al massimo un racconto... Al massimo!
Ciao, Sandra
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